BA-BE
BACCANALI
Nome dato ai riti di Bacco; culto misterico del dio Dioniso (Bacco), penetrato in Roma dalla Magna Grecia, al principio del secondo secolo a.C. Coloro che praticavano questo culto avevano formato delle associazioni segrete ben organizzate, dirette da capi (magistri), e fornite di propri sacerdoti. Gli adepti celebravano i baccanali di nascosto ed erano vincolati da un giuramento che proibiva di rivelare agli estranei le cose della loro relgione. Queste pratiche misteriose insospettirono le autorità, le quali, per la mancanza di notizie precise (mormoravasi che i baccanali fossero immorali, empii e persino delittuosi). Si giunse a considerarli come sovversivi e pericolosi per la sicurezza dello Stato. Nel 186 a.C., il Senato decretò misure severissime, li proibì, e, dopo sciolte le associazioni, vennero perseguitati gli accoliti; alcuni arrestati, altri condannati e se messi a morte, si uccisero.
BACCANTI
o MENADI
Donne che accompagnano Bacco alla conquista delle Indie e sue sacerdotesse. Strepitando partecipavano, coperte di pelli di capra o di fiera, coronate d’edera e di pàmpini ai Baccanali, sempre erano invase da furore orgiastico. (Vedi Menadi)
BACCHILIDE
Poeta greco nato a Coos. Secondo Strabone Bacchilide nacque a Iuli,(Ceo o Zea o Kea) un'isola della Grecia nell'arcipelago delle Cicladi. Figlio della sorella di Simonide.
BACCO
o Dioniso o Lieo
Figlio di Zeus e di Semele (figlia questa del re di origine fenicia Cadmo). Bacco è dio del vino e dell’allegria, dai Greci detto anche Dioniso o Lieo. D’origine tracia o traco-frigia, conquistò le Indie e in Egitto apprese varie coltivazioni e vi piantò la vite. Allevato dalla ninfa Ino, viene rappresentato spesso con le corna, seduto su un gran carro tirato da pantere, tigri e linci, con una tazza in mano e nell’altra un tirso. Vagò per il mondo e in India diffuse l’uso del vino e la raccolta del miele, finchè fu ammesso nell’ Eliso. Sposò Arianna abbandonata da Teseo nell’ isola di Nesso. Ebbe culto orgiastico e misterioso come Demetra.
Inno Primo - "VENERE" -
versi(107 – 117)
Cerere invan donato avea l’aratro
A que’ feroci; invan d’oltre l’Eufrate
Chiamò un dì Bassareo, giovane Dio,
A ingentilir di pampini le rupi;
Il pio strumento irruginia su’brevi
Solchi sdegnato; e divorata, innanzi
Che i grappoli recenti imporporasse
A’rai d’autunno, era la vite; e solo
Quando apparian le Grazie, i cacciatori
E le vergini squallide, e i fanciulli
L’arco e il terror deponean, ammirando".
MITO
e LEGGENDA
Bacco e Arianna
Vi ricordate di Arianna, rimasta sola nell’isola di Nesso, dopo che un
furioso colpo di mare aveva strappato dall’ormeggio la nave di
Teseo, costringendolo ad abbandonarla sola nell’ isola. Ebbene, la
sventurata, vista sparire la vela di là dell’ orizzonte, era
caduta nel più acerbo dolore.
Stava là sulla riva, in procinto di
morir di fame quando, una sera, verso il tramonto, ode venir dal
largo un gran suono di cimbali, di nacchere, di flauti, di corni, di
crotali e di timballi. Osserva meravigliata e vede un naviglio tutto
illuminato, infiorato e infioccato, pieno di gente che beve, che
mangia, che balla, che salta, che canta e che suona; tutto verde di
festoni e di pampini e tutto carico di pingui grappoli di porpora e
d’oro; sembrava una vigna al tempo della vendemmia, navigante sul
mare. E anche il mare, il cielo e la terra erano indorati e
imporporati dal sole rubizzo che pareva indugiar se tuffarsi.
Arianna era rimasta incantata.
Ed ecco il fantastico vascello
appressarsi alla spiaggia e ne scende una folla di Ninfe, di Menadi e
di Baccanti. di Egipani e Fauni, e Satiri, tutti inghirlandati di
pampini e d’edera; poi, un individuo, tutto ciccia e grasso
insonnolito, e indondolito in groppa ad un asino, con una ghirlanda
al sommo del capo, e nelle mani una gran coppa che gli sghignazzanti
compagni continuamente gli riempivano di vino e ch’egli continuava
a tracannare versandosene per metà sul petto e l’altra metà nel
gargarozzo, e infine un superbo cocchio trainato da due superbe tigri
ammaestrate.
Arianna guardava meravigliata e anche un pò sgomenta.
-Che fai tu qui?
-
Le chiede un altro strano personaggio parlandogli dall’alto del
cocchio. Doveva essere il re di quella gente.
Arianna
racconta la sua storia e allora quelli scendendo e avvicinatisi :
-
non ti preoccupare piccina. Io ho il cuore tenero, non farmi
assistere alle tue lacrime; ho apparecchiate le mense, tu non devi
piangere, bevi un po’ del mio vino…su bevi!
-
Ti senti meglio?
-
Anh’io, vedi…se ti raccontassi…
-
Sai tu, prima di tutto chi son io?
-
Il dio Dioniso…mi spiegherò meglio … Bacco!
Le
si sedette confidenzialmente accanto e poi …
-
Ho avuto anch’io la mia parte…non bisogna prendersela figliola…!
Vedi me?
-
Olà satiretti mescetemi da bere…e dite a Sileno di scendere dal
suo asino;...ci fermeremo qui!
Come
ti chiami?
-
Arianna!
-
Anch’io vedi…se avessi dato retta…avrei cominciato a tribolare
dalla nascita… Mia madre Semele, perché sposata da Giove, era
odiata da Giunone in modo feroce.
-
Sai che fece questa dèa?
-
Diceva a mia madre: perché non dici a Giove di apparirti così com'è
sull’Olimpo?
E
la povera mia mamma abboccò all’amo, e Giove, non dubitare
l’accontentò.
-
Sai che cosa accadde?
-
Che cosa?
-
Di fronte a tanto splendore, mia madre prese fuoco e morì bruciata.
E allora Giove, poi ch’io ero ben figlio suo, ma ancora troppo
piccino, mi cucì su una sua gamba e mi portò così nascosto
all’Olimpo. Ma Giunone se n’accorse e Giove fu costretto a
mandarmi via. Mi accompagnò Mercurio sul Monte Nisa, e m’affidò
alle Ninfe.
-
Se ti dicessi …!
-
Abitavamo in una grotta che era come una reggia. C’erano
sull’entrata certi tralci di vite! Un’uva!...E io facevo quello
che volevo; giocavo con le Ninfe, con le lepri e con i cerbiatti, con
i caprioli e con i piccoli Satiri. Ammaestravo tigri, pantere,
leopardi, leoncelli. Saccheggiavo il miele dagli alveari e tutto il
giorno a caccia. Un giorno, ritorno a casa con una gran sete, spremo
alcuni grappoli in un’anfora d’oro e bevo. Ma un po’ di succo
vi rimase; bevendone ancora, qualche tempo dopo, provai una strana
impressione; chiamo le Ninfe, i Satiri, le Megadi i Fauni,…
-
Ehi! Bevetene un pò anche voi!
-
Fu una sbornia grande!
-
Avevo inventato il vino!
Intanto, tutto
ciccia e tutto grasso, s’era avvicinato e in panciolle, sbuffando,
anche Sileno.
-
Da quel giorno, proseguì il dio Bacco, ne accaddero delle belle.
-
Io desidero l’allegria nei mortali e andai a insegnare a piantar
vigne da tutte le parti, fin in Egitto e in India.
-
Non mi piacciono i musoni; evviva il vino!
-
Giunone arcigna e austera, a me non piace.
-
Ella mì ubriacò una volta e mi fece sorprendere e incatenare nel
sonno dai pirati. Svegliatomi, spezzai i ceppi,e punii quei ladroni,
tramutandoli in delfini e convertii in vigna la loro nave.
-
Così, approvò Sileno, si riempì una botte di più quell’anno!
-
Taci!
-
Ma ora son diventato savio; sò quanto vino ci vuole per eccitarsi e
cantare e per aiutarsi a danzare, per la gioia degli afflitti, per
l'estro dei poeti e per la gagliardia degli eroi.
-
Quando combattei con mio padre Giove contro i Titani, fui paragonato
ad un leone.
-
Beato te che riesci a bere giusto! Sospirò goffamente Sileno.
-
A me dicono che sono sempre come una scimmia!
-
Abbasso i malinconici e guai a chi immalinconisce gli altri.
-
Un'altro gocciolino…Arianna..!
-
Ci fu in uno dei miei viaggi Licurgo, un re di Tracia che ardì
ostacolarmi il passo attraverso le sue montagne. Fece prigionieri i
miei Satiri e le mie Baccanti e costrinse me pure a salvarmi per
mare. Ma si pentì, ch’io lo resi cieco.
-
E ce ne fu un'altro; Penteo, re di Tebe che osò comandare di
ridurmi ai suoi piedi incatenato; gli fulminai la reggia e gli
attizzai contro le sue stesse donne, pervase del mio sacro furore.
-
Son cattivo con i cattivi, ma…sono buono con i buoni! E’vero,
borbottò con convinzione Sileno.
-
Mi ricordo del re Mida che, non sazio delle ricchezze che aveva già
accumulato nella Frigia, ti chiese un giorno, quando ci fermammo da
lui di ritorno dall’India, la grazia di poter convertire in oro
tutto ciò ch’egli toccasse.
-
Ti ricordi Bacco!
-
Oh.se mi ricordo!
-
Tu glielo accordasti.
E
avvenne che anche il pane e l’acqua si convertirono in oro tra le
mani di quel avaraccio . Noi eravamo già partiti e quegli si
disperava dalla fame e dalla sete. Poi, il re Mida ti supplicò di
liberarlo dal dono che gli avevi fatto e tu, ancora lo accontentasti.
E Sileno continuò a parlare loquace quanto mai, con la sua voce
chioccia e buffa, evocando una vicenda dopo l’altra, mentre
Arianna lo ascoltava con grande meraviglia e curiosità,
Bacco
la interrompe bruscamente.
Non ascoltarlo più Arianna, Ascolta me ora.
-
Teseo ti ha abbandonata! Guardami, vuoi sposar me?
-
Ti sposo io!
-
Evohe! Osannarono tutti: Sauni, Egipani, Menadi e Fauni, con tutte
le ninfe.
-
Evohe! Evohe!
Fu
un tripudio di grida, di suoni, di brindisi e canti, una pioggia di
fiori, di rami, un lancio di corone e di ghirlande. Il dio Bacco e
Arianna saliti sul cocchio d’oro se ne volarono verso la loro
residenza gioconda.
(ritorna a ARIANNA)
(ritorna a Dionisio)
BASSARA
Città della Lidia dove Bacco aveva un culto speciale che insegnasse agli uomini la coltivazione della vite; da qui l'epiteto di Bacco il bassareo.
BATICIA
Batea o Batia
Figlia
di Teucro re della Tracia.
Nella mitologia greca, Batea o Batia o Baticia era il nome di una delle principesse della Frigia.
Batea, figlia di Teucro, diventò la moglie di Dardano, dalla dubbia origine secondo cui in una delle versioni del mito fu il capostipite della razza dei troiani.
Dall'unione nacquero due figli, Ilo ed Erittonio.
Pareri secondari
Secondo autori minori Batea era il nome di una delle ninfe, una naiade sposa di Ebalo e madre di Tindareo, Ippocoonte ed Icario.
Altri ancora che Batea fosse in realtà la zia di Teucro.
BITINIA
Antica regione della parte nord occidentale dell’Asia Minore; città principali Nicea e Nicomedia. Persiana, poi indipendente, dal III s.a.C.; poi romana dal 74 a,C., nel 1079 conquistata dai crociati, poi turca.
BATTRIANA
Provincia orientale dell’antico impero persiano, che prendeva il nome dalla città di Bactra (in antico persiano Bachtrish), sua capitale.
La Battriada costituiva la XII satrapia dell’impero achemenide, e il suo nome compare nelle iscrizioni di Dario I (VI s.a.C.). Era una regione molto importante per la sua posizione geografica; attraverso la sua capitale passava infatti la via principale del commercio fra la Cina, l’Asia Centrale e l’Iran. Alessandro Magno la atraversò dopo aver piegato la potenza persiana.
I Greci furono a lungo i protagonisti della storia della Bitinia che passò dopo Alessandro in un primo tempo sotto il dominio dei Seleucidi.ed in seguito di dinastie greche locali, che estesero le loro conquiste oltre l’Indo, su gran parte dell’India Settentrionale. Ai Greci successero popolazioni di stirpe iranica, i Saca-Pahlava.
BAUCI
Bauci (gr. Βαῦκις) Nella mitologia classica, la vecchia e fedele moglie di Filemone.
(da Treccani)
(Vedi Filemone)
BELLEROFONTE
Mitico re di Corinto, della stirpe di Sisifo, era popolare in tutta la Grecia, come dimostra il fatto che Omero ne parla diffusamente nel canto VI° dell’Iliade. La versione più nota del mito pone all’origine delle sue imprese, l’ostilità di Preto (Protòs), re di Tirinto, il quale l’odiava credendolo a torto, innamorato di sua moglie Stenebe (aveva al contrario rifiutato il suo amore e questa lo accusa di avergli voluto far violenza). Per questo mandò Bellerofonte alla corte di Iobate, re di Licia, che, seguendo certe sue segrete istruzioni, lo inviò a sua volta in rischiose spedizioni, perché vi trovasse la morte. Fu costretto perciò ad affrontare la Chimera, un mostro dalla triplice natura (leone – capra - serpente), vomitante fuoco dalle fauci, che infestava l’Argolide e l’uccise servendosi di un prodigioso cavallo alato, Pegaso, che la dèa Atena gli aveva insegnato a domare. Combattè poi contro popoli selvaggi, tra cui le Amazzoni, e tornato vincitore, sposò la figlia di Iobate. Come tutti gli eroi greci anch’egli sarebbe incorso nell’ira degli dèi; avrebbe persino tentato di raggiungere il cielo col suo cavallo alato. Zeus punì tale temerarietà facendolo precipitare al suolo, mentre il cavallo Pegaso sottrattogli, divenne una costellazione.
BELLONA
Bellona è una figura della mitologia romana, divinità della guerra e ha avuto origine con la nascita di Roma. Possedeva un importante tempio ad Aletrium. Si può identificare con la dea greca Enio. A Roma, il suo tempio si trovava a fianco del Teatro di Marcello, all'esterno delle Mura serviane nell'area del Circo Flaminio. In esso il senato romano riceveva gli ambasciatori stranieri. Nelle vicinanze del tempio, si ergeva una piccola colonna, contro la quale il sacerdote di Giove Feretrio gettava la lancia in segno di dichiarazione di guerra: cerimonia passata alla spettanza dei Feziali. Era a volte associata, come moglie, al dio Marte. Veniva rappresentata come un'auriga su di un carro in atteggiamento bellicoso, con in mano una torcia, una spada o una lancia. La sua iconografia era simile a quella tradizionale delle Furie.
BELO
Padre
di Cefeo e di Danao
(vedi ANDROMEDA)
Belo, figlio di Poseidone e Libia.padre di Egitto e Danao, e (solitamente) fratello gemello di Agenore.
Secondo Apollodoro (o meglio Pseudo-Apollodoro) Egitto e Danao erano fratelli gemelli e la loro madre era Anchinoe, figlia del dio-fiume Nilo. Apollodoro sostiene che fu Euripide ad affermare che Belo ebbe altri due figli di nome Fineo e Cefeo. Belo regnò in Egitto, mentre Agenore regnò su Sidone e Tiro, in Fenicia. Egitto regnò sull'Arabia e poi assoggettò il territorio dei Melanpodi, e lo chiamò Egitto dal proprio nome, mentre Danao regnò sulla Libia. Fineo e Cefeo ebbero invece dal padre l'Etiopia.
Quando Belo morì, i due figli Danao ed Egitto vennero a contrasto. Danao con le sue cinquanta figlie abbandonò l'Egitto per approdare nel Peloponneso dove fondò il regno di Argo.
(da Wikipedia)
BELO: figlio della ninfa Libia e di Poseidone, e fratello gemello di Agenore, regnava a Chemmi nella Tebaide. Sua moglie Anchinoe, figlia del dio Nilo, gli generò i gemelli Egitto e Danao, e un terzo figlio, Cefeo.
Egitto ebbe in sorte il regno d'Arabia, ma conquistò anche la terra dei Melampodi e la chiamò Egitto dal proprio nome. Cinquanta figli gli nacquero da varie donne, libiche, arabe, fenicie e così via. Danao, inviato a governare la Libia, ebbe cinquanta figlie, chiamate Danaidi e anch'esse nate da madri diverse.
Alla morte di Belo, i gemelli litigarono per via dell'eredità e, dimostrandosi conciliante, Egitto propose un matrimonio in massa tra i cinquanta principi suoi figli e le cinquanta principesse figlie di Danao. Ma Danao, che sospettava una losca trama, non volle acconsentire e, quando un oracolo confermò i suoi timori e disse che Egitto aveva in animo di uccidere tutte le Danaidi, si preparò a fuggire dalla Libia.
Altro Belo fu re di Sidone, padre di Anna, Didone e Pigmalione.
(da mitologia.dossier.net)
BERENICE
Regina moglie di Tolomeo Evergete, re d’Egitto. Si racconta che Berenice avendo fato voto di tagliarsi i capelli se il marito fosse tornato vincitore dall’Asia, li consacrò nel tempio di Venere, da dove sparvero il giorno dopo. Tolomeo ne risentì un grande rammarico e Conone gli mostrò sette stelle, non appartenenti ad alcuna delle costellazioni esistenti, dicendogli, quella, è la chioma di Berenice.
BI-BU
BIANTE
Uno dei sette savi della Grecia antica (VI°s.a.C); fuggendo senza alcun fardello dalla sua città, Piene, assediata da Ciro, avrebbe detto ”porto con me tutte le mie cose“.
BIDENTALE
Così si chiamava in Roma il luogo dov’era caduto un fulmine, che si consacrava con il sacrificio di una capra bidente ed era detto bidente anche il sacerdote addetto al sacrificio.
BIGA
Cocchio, carro.
BIONE
- Bione di Abdera
- Bione di Boristene
- Bione di Proconneso
- Bione di Soli
- Bione di Smirne
(in greco Βίων ὁ Ἀβδηρίτης; ... – ...) è stato un astronomo e filosofo greco antico. Il periodo in cui visse è incerto. Diogene Laerzio lo dice democriteo e gli attribuisce la priorità nell'aver sostenuto l'esistenza di luoghi in cui giorno e notte durano ciascuno sei mesi.[1] Strabone,[2] citando Posidonio,[3] nomina come esperto di venti un Bione l'astrologo, che potrebbe coincidere con Bione di Abdera, sebbene quest'identificazione sia incerta.[4]
(Boristene, ... – ...) è stato un filosofo greco antico appartenente alla scuola cinica; vissuto nella prima metà del III secolo a.C. [1].
Figlio di un commerciante (ex schiavo) e di un'etera, divenne schiavo di un retore che lo liberò lasciandolo erede di tutti i suoi beni[2]. Recatosi prima ad Atene, Bione esercitò l'attività di oratore girovago, pronunciando discorsi ispirati al cinismo e allo stoicismo trattati anche con toni umoristici e dando, così, inizio al genere letterario delle διατριβαί (diatribe), la cui invenzione gli viene attribuita[3]. In seguito, a Rodi, tenne una scuola filosofica, influenzato anche dall'essere stato, ad Atene, discepolo del cinico Cratete[4].
Del suo rapporto col re macedone Antigono Gonata esistono alcuni aneddoti come quello riguardante la sua nascita: «al re di Macedonia Antigono Gonata che gli chiedeva di chi fosse il figlio rispose: 'di un vecchio schiavo furfante e di una prostituta'»[5] e in altri episodi riferiti da Diogene Laerzio[6]. Stabilitosi, infine, a Calcide, in Eubea, vi morì dopo lunga agonia.
Bione è considerato l'autore del cosiddetto "cinismo edonistico", poiché i toni severi della dottrina cinica (su influsso del cirenaico Teodoro Ateo[7]) vengono notevolmente attenuati dall'opposta dottrina edonistica: questo diverso cinismo riscosse presso gli intellettuali del tempo un certo favore. Tra l'altro, Bione sosteneva il disprezzo delle opinioni comuni: «non è possibile piacere ai più, se tu non divieni un pasticcio o un vin dolce»[8].
(Proconneso, IV secolo a.C. circa – ...) è stato uno storico greco antico.
Della sua vita si sa ben poco. Vissuto, probabilmente, fra il IV e il III secolo a.C., Bione aveva scritto almeno un'opera storica in due libri[1], nella quale utilizzava antiche storie locali, nella fattispecie quella del logografo Cadmo di Mileto[2].
Il titolo è perduto, ma ne restano due brevi citazioni di Plutarco[3] e di Ateneo[4].
(Soli, III secolo a.C. ...) è uno storico greco antico.
Bione viene citato da Diogene Laerzio[1] come l'autore di un'opera Sull'Etiopia (Αἰθιοπικά), di cui alcuni frammenti sono conservati in Plinio il Vecchio[2] e Ateneo[3].
Varrone[4] menziona Bione fra gli scrittori di agricoltura; e Plinio riferisce delle stesse, o simili, opere, negli elenchi di diversi libri della Naturalis Historia[5].
Di entrambe le opere restano brevi frammenti[6].
Poeta greco de II°- I°s.a.C.,nato a Flossa (Smirne).Si muove nel solco della tradizione bucolica di Teocrito. Nelsuo “Epitaffio di Adone”, una sorta di libretto per musica, carico di un’esuberanza quasi barocca, i cui valori logici e sentimentali tendono a dissolversi in canto. La morte del poeta è pianta da un anonimo “Epitaffio di Bione”, falsamente attribuito a Mosco.
BISANZIO
Antico nome della città sul Bosforo, oggi Istambul. Capitale della Turchia euro pea col nome di Costantipoli, fu per 65 anni capitale dell’impero romano dal 330 al 395. Fondata dai Megaresi nel 685 a.C., data la posizione commercialmente e strategi camen te importantissima,fu sempre legata alle vicende della storia greca prima, e romana poi. Alleata successivamente di Atene, di Sparta, di Tebe e della Macedonia, nel 197 a.C., divenne tributaria di Roma. Nel 330 d.C., dopo averla ampliata, abbellita e fortificata, Costantino ne fece la capitale dell’im pero e successivamente nel 395, alla divisione dell’impero, rimase quale capita le dell’impero romano d’oriente, divenendone il centro militare e amministrativo
BISSO
Il bisso è una fibra tessile di origine animale, una sorta di seta naturale marina ottenuta dai filamenti secreti da una specie di molluschi bivalvi marini (Pinna nobilis) endemica del Mediterraneo e volgarmente nota come nacchera o penna, la cui lavorazione è stata sviluppata esclusivamente nell'area mediterranea[1].
Dal bisso si ricavavano pregiatissimi e costosi tessuti con i quali probabilmente già nell'antichità si confezionavano tessuti e vesti ostentati come veri e propri status symbol dai personaggi più influenti delle società babilonese, assira, fenicia, ebraica, greca e infine romana. Tuttavia la comunità scientifica ha sempre ritenuto che il bisso in questione fosse una qualità superiore di lino o addirittura di cotone, ignorando praticamente l'esistenza dell'omonima fibra animale. Il più antico manufatto in seta marina rinvenuto archeologicamente risale effettivamente solo al IV secolo: le fibre, riconosciute in sezione al microscopio elettronico come bisso di Pinna nobilis, vennero alla luce nel 1912 in una tomba femminile ad Aquincum (oggi Budapest), per essere poi distrutte da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale.[2] L'oggetto più antico realizzato in bisso marino oggi disponibile è una cuffia lavorata a maglia rinvenuta nel 1978 in una campagna di scavi archeologici presso la basilica di Saint Denis a Parigi: la datazione stratigrafica la pone nel XIV secolo.[3]
Il bisso inoltre aveva spiccate proprietà terapeutiche ben conosciute dai pescatori in quanto grazie alla sua potente proprietà emostatica era usato per la medicazione delle ferite che i pescatori frequentemente si procuravano con gli arnesi da pesca.
Elegante
leggero vestimento femminile essendo arrendevole e liberale concede
alla vista de gli spettatori il disegno delle forme femminili.
BITINIA
Regione storico geografica dell’Asia occidentale. Interamente compresa nella Turchia, di cui costituisce la sezione nord occidentale. Si affaccia al Mar Nero e al Mar di Marmara, ed è una regione montuosa formata da varie catene parallele, orienta te in direzione Est-Ovest, e attraversate dalla valle del Sakarya, uno dei maggiori fiumi della Turchia.
Nell’antichità la Bitinia fu paese fertile benché montuoso e ricco di boschi. Ebbe città famose e importanti: Prusia, Eraclea Nicomedia (sede dei re di Bitinia), Nicea e Calcedonia, ove furono convocati due importanti Concili ecumenici della Chiea Cattolica, rispettivamente nel 325 e nel 350.
BITTONE
Fratello
di Cleobi figlii di Cidippe, sacerdotessa argiva di Giunone.
(Vedi Cidippe)
BONADEA
Divinità della Terra, di origine greca, adorata dai romani con culto segreto (l’esclusione assoluta degli uomini), dopo la conquista della Magna Grecia; in suo onore i sacrifici erano detti “damia”
BOOTE
Il Boote è una grande costellazione dell'emisfero boreale, estesa particolarmente in declinazione; individuarla in cielo è estremamente facile, grazie alle tre stelle della coda del Grande Carro: proseguendo infatti la curvatura suggerita dal timone verso sud, si arriva a individuare una stella di colore marcatamente arancione, una fra le più luminose del cielo. Questa stella è Arturo, la α Bootis; Arturo funge da base di un grande asterismo a forma di "Y", dove tutte le sue stelle ad eccezione di quella del vertice nordorientale fanno parte della costellazione del Boote. Un altro nome identificativo per la costellazione è "l'aquilone".
(da Wikipedia)
BOREA
Nella mitologia greca, figlio di Astreo e dell’Aurora, fratello degli altri venti, rapì Orizia, figlia di Eretteo re di Atene.
Figlio di Astreo e di Eos, e fratello di Zefiro e di Noto.
Borea amava Orizia, figlia di Eretteo re di Atene, e più volte aveva chiesto la sua mano, ma Eretteo l'aveva tenuto a bada con vane promesse. Un giorno, mentre la giovane danzava sui prati nei pressi del fiume Ilisso, il dio l'avvolse in una nuvola e se la portò via su un picco roccioso presso il fiume Ergine, dove le usò violenza.
Altri dicono che Orizia reggeva un cesto di primizie durante l'annuale processione delle Tesmofore, che si svolge lungo le pendici dell'Acropoli, su su fino al tempio di Atena Poliade, allorché Borea l'avvolse nelle sue fulve ali e se la portò via, senza essere visto dalla folla raccolta lì attorno.
La condusse nella città di Ciconi in Tracia dove Orizia divenne sua moglie e gli generò due gemelli, Calaide e Zete (vedi Boreadi), e anche due figlie, Chione che generò Eumolpo a Poseidone, e Cleopatra, che sposò re Fineo, vittima delle Arpie.
Borea ha il corpo che termina in serpente in luogo di piedi, e abita sul monte Emo in una grotta dai sette meandri, dove Ares tiene le stalle dei suoi cavalli; ma ha anche una dimora presso il fiume Strimone.
Un giorno, assunto l'aspetto di uno stallone dal nero mantello, coprì dodici delle tremila giumente di Erittonio, figlio di Dardano, che solevano pascolare negli acquitrini presso il fiume Scamandro. Nacquero da questa unione dodici puledri che possono cavalcare, senza piegarle, su spighe di grano maturo o sulla cresta delle onde.
Gli Ateniesi considerano Borea loro protettore e avendone ottenuto l'aiuto per distruggere la flotta del re Serse, gli hanno eretto un bellissimo tempio sulle rive dell'Ilisso.
(da mitologia.dossier.net)
BOREADI
Nella mitologia greca i Boreadi sono i figli di Borea e di Orizia che parteciparono alla spedizione degli Argonauti. I più noti sono i gemelli Calais e Zetes. Essi erano dotati di ali e svolgono un ruolo importante nel mito degli Argonauti, come vincitori delle Arpie. Furono uccisi da Eracle, ma secondo un'altra versione morirono al ritorno dalla lotta con le Arpie e dopo la loro morte furono trasformati in venti. Gli altri figli di Borea sono Cleopatra e Bute.
BOSFORO
Canale che separa l’Europa dall’Asia, che mette in comunicazione il Mar Nero con il Mar di Marmara. La sua lunghezza è di circa 31 km., la larghezza varia da 550 mt, a 3200 mt, il corso del canale è formato da sette tronchi successivi, segnati da altrettanti promontori su una sponda e da insenature corrispondendi sull’altra. Sotto l’azxione dei venti, forti correnti d’acque percorrono lo stretto nei due sensi. Nel punto di minima lar ghezza che si trova a circa 10 km.,circa da Istambul, si innal zano due castelli di cui uno sulla sponda europea fatto costrui re da Maometto II nel 1452 per la difesa del canale.
( Ritorna a IO)
BRIAREO
Gigante con cinquanta teste e cento braccia. Aiutò Giove nella guerra contro i Titani e prevenne un tentativo di rivolta di Giunone. E’uno dei tre Ecatonchiri (in greco 100 mani; 100 braccia e 100 teste), nati da Gaia e da Urano. Briareo (gr. il forte), con i suoi due fratelli Cotto e Gies (esseri mostruosi con 100 braccia e 100 teste), aiutarono Zeus a sconfiggere i Titani minaccianti l’Olimpo.
BRISEA
Antica città omerica a Sud-Ovest di Sparta; v'era un tempio a Bacco ed un simulacro a cielo aperto e perchè, quello dentro al tempio, solo le don ne potevano vedere, e perchè i riti a Bacco erano numerosissimi.
BRISEIDE
Briseide fu una principessa di Lirnesso, figlia di Briseo, un sacerdote di Apollo. Sposò Minete, re di Cilicia, fratello di Epistrofo.
Durante la guerra di Troia, Achille la catturò e la prese come schiava e amante, dopo aver ucciso il marito di lei, Minete, re di Cilicia.
A sua volta Agamennone catturò Criseide, figlia di Crise, sacerdote di Apollo, ma quando il dio scatenò una pestilenza sul campo degli Achei, i capi greci lo costrinsero a rendere Criseide. Agamennone accettò, ma volle in cambio Briseide.
Lo scambio provocò l'ira furibonda (l'ira funesta) di Achille, che abbandonò gli scontri. Agamennone tentò di restituire la schiava, insieme a del denaro, ma Achille non volle sentire ragioni.
Briseide diede ad Agamennone un figlio, che fu chiamato Aleso.
In letteratura
La disputa tra Achille e Agamennone per Briseide è narrata nell'Iliade di Omero
Nelle Eroidi di Ovidio, Briseide scrive una lettera ad Achille
(da wikipedia)
BRONTE
Bronte (il tuono) è una figura della mitologia greca, figlio di Urano e di Gea.
Era un ciclope e viveva nell'Etna.
Esiodo lo descrive insieme ai suoi fratelli Sterope (il fulmine) e Arge (il lampo) come una creatura prodigiosa, conoscitore dell'arte della lavorazione del ferro. Forgiava i fulmini di Zeus.
Da esso prende il nome il comune siciliano di Bronte.
BUTE
Uno dei figli di Erittonio (gli altri Progne, Filoméla, Eretteo, Teseo)
- BUTE:
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figlio di Borea e fratellastro di Licurgo. Bute e Licurgo erano nati da diverse mogli, che non erano Orizia, moglie legittima del dio.
Figlio del re d'Atene Pandione e di Zeusippe. Ha per sorelle Filomela e Procne, e per fratello Eretteo.
apicultore ateniese, partecipò alla spedizione degli Argonauti. Mentre la nave Argo attraversava le isole delle Sirene, dove i seducenti canti di quelle donne uccelli furono soffocati dai suoni ancor più seducenti della lira di Orfeo, il solo Bute si gettò in mare per raggiungere a nuoto la riva, ma Afrodite lo salvò, e guidatolo sul monte Erice, oltre il Lilibeo, fece di lui il suo amante, e lo rese padre di Erice, che divenne re della Sicilia.
(Ritorna a PROCNE)
NOTE