SI PUO'!?

Dedicata a Stellio Cecchi del quale ho condiviso gioie e dolori sin dai bei anni di scuola ai ritrovi patrii nel bel Caffè Venezia

Rimembro sfumate,
sì liete alla mente e al core
di mia tarda età, più genti;
fratelli, amici, maestri, figli, parenti.
I gravidi anni di guerra,
d’ indimenticabili orrori pervasi,
visti, subiti di poi,
seguir vaghe speranze;
lusinghe, d’assidui dolori.
Rimembro stravolger
a poco a poco un mondo cortese
il grave mutar agli italiani
i propri rapporti umani.
Coscienze e porte non più aperte
ad amabili conversari,
pur se lieti o severi,
in ristretti ambiti familiari,
da famiglie numerose
unite d’affetti pur ad affitto mesto.
Fanciulli gioiosi
rincorrer tra prati in fiore
multicolori farfalle non rare
liete donzellette al ricamo
e al corredo nuziale intente.
Giovinetti a giochi felici in libere strade,
adolescenti rossir le gote al pudore
schivi, puliti,
al tenero boccio del primo amore.
Adulti, assidui e grati al lavoro, cortesi,
d’operoso sacrifico onorato.
Oneste madri educar a freno
la prole vivace e ciassosa.
Mesti scolari e studenti a testi intenti,
ossequienti a ben colti
maestri e professori,
nutrir la mente al rispetto,
al verso e alla prosa,
richiamo doveroso a Sofìa, unica sposa.
Mondo frale, ahimè!
sgretolatosi in fretta allo stormir
di vita facile lieta, tutto a rate.
Nuovo e gaudente tenore,
che al modesto vissuto ante,
la sirènea dèa opulenza appare,
chiama e brama.
Mutan le cose infatti
da bene in meglio (cosìpare),
ma, si sà, quest’ultimo
notoriamente è nemico
del precedente.
Non fa caso, poco importa,
il “dado è tratto”,’ Si volta!
Imposto da pravi e in alto
s’à da mirar al material benessere.
Arricchir in fretta,
se a debiti, senza scrupoli;
vera felicità, gioia piena, ragion d’essere!
Vero è ben che, chi più ha, più vuole,
e niuno, men che deciso e tenace,
rimembra il detto
“alla Virtù guida il sacrifìcio, il dolore”.
Repulso l’ Eliso,
ignorato testimone d’altri tempi,
s’eleggono a Vati:
etere salaci leste al vezzo,
turpiloqui di teatranti a prezzo,
adultere premiate di notorietà,
oscene femminee malìe,
a plausi d’efebi grate.
Derisi i giovanili candori, la virtuosa purezza,
no smarrito, presente anzi, ripenso
al nostro previssuto gramo;
povero, frugale, ma...palpitante
Pasqua, Natale e Giano.
Se da uno,
impropriamente Onorevole,
è di recente il detto:
NON CI STO!
bell’è il saper, ma, cambiare si può;
si o no!?
Ai ben pensanti di mestiere suggerisco;
“Volere è Potere”.

Mastrociani Bertola Nevio Trieste, 6 settembre 2013(zà dd. IX.’10)