CAFFÈ MILANO

dedicata all’amico de pendice scoglietto
Dario dr. de Leitenburg

Sito è d’inizio a salir
l’ampia via Giulia,
fronte il bronzeo monumento,
ch’è scolpita l’allegoria
al nostro munifico
– Domenico Rossetti -.
Brev’è l’arioso slargo aiolato
antistante l’ombroso
verdeggiante giardino pubblico,
nomà al ”Muzio de Tommasini”,
In tal via, sin d’inizio novecento,

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ospite alla “Trieste bene”,
servente l’elite della città ;
il “Gran Caffè Milano”.
E’ giugno del ’40; ;
io decenne, e mamma titolare,
uso seder retro
far diario al quaderno
“Libro e Moschetto”,
Quivi è sala da bigliardi,
e stecche a più bacheche,
e giocatori accesi,
carambolar sul piano panno verde
biglie a più colori;
perdenti e vincitori.
Spesso a chiusure oltre sera
coprifuoco imposto,
e leggi razziali,
tard’è, il nostro rincasare.
Ma restar sovente
retro il spento del Caffè,
parmi persona d’anni avanti.
Mai chiacchierato il fatto;
compresi i dì di poi, e ben
la cagion di tanto.
Che quei mi fu zio,
marito a mia zia
Bertola Matilde ;
il Sg.Ernesto ing. Cohen.