Se qualcossa de quanto composto piasi;
prosa, musica o poesia,
d’efebia amicizia nostra
a te mossi, amico Alberto Sossi

Nevio.


“MA COME SE FA?”
(scaricala come epub)


testi e musica

Nevio Mastrociani Bertola

arrangiamenti di Alessandro Bencina

disegni di Paolo Marani

 

DITO, E IN MUSICA IDEA’,
FRA STORIA, COMEDIA E POESIA
TUTO IN DIALETO

elaborazione grafica pincky


Rispettivamente a destra e a sinistra
trovate i bottoni per l'avvio, pausa e stop
della prima e seconda parte, in formato audio.
Nel corso della lettura troverete alcuni controlli
audio di brani musicali. Per ascoltarli, mettete prima in
pausa o fermate l'audio che state ascoltando, per riprenderlo
poi a vostro piacere

SOMMARIO


PREFAZIONE

PARTE PRIMA - Scena 1a:

Scena 2a

Scena 3a

Scena 4a

Scena 5a

Scena 6a

Scena 7a

Scena 8a

PARTE SECONDA - Scena 9a:

Scena 10a

Scena 11a

Scena 12a

Scena 13a

Scena 14a

PASSERELLA FINALE



PREFAZIONE


O ggi 18 settembre 2012 va in stampa l’ultimo lavoro di Nevio Mastrociani Bertola. Ancora una volta, non solo ha saputo trasmetterci delle emozioni come era uso fare con le sue poesie e canzoni, ma ora le ha riunite con un filo conduttore di musiche e parole in un racconto che è un po’ sogno e un po’ fiaba, perchè la fiaba è anche sogno, ad occhi aperti.In tutte le fiabe ci si ritrova protagonisti con il desiderio di viverle in prima persona. In questo racconto Mastrociani si ritrova ad esserne stato in parte, protagonista. Ci racconta la storia di un giovane che nella Trieste del dopoguerra è costretto ad emigrare in Australia abbandonando la sua ragazza da poco conosciuta. Lavora in una piantagione di canne da zucchero, vi si anche ambienta, ma, dopo breve periodo, viene a conoscenza delle sue gravi condizioni di salute, e roso dal rimorso di averla lasciata, ma sempre innamorato, ritorna a Trieste per raggiungerla.

Una bella canzone cantata in un duetto tra Berto (Alessandro Bencina) e Ella (Sandra Loredan) ci descive il loro breve incontro. La terribile malattia, in quegli anni così estesa, la tisi, è ormai troppo avanzata. Non ci saranno altri incontri. Non la rivedrà mai più.

In questa prima parte una voce narrante (Stefano Volo) crea una successione di ricordi, della guerra, dei primi mesi dalla sua fine, l’occupazione titina, gli angloamericani, le manifestazioni per il ritorno dell’Italia, ci mostra scorci della Trieste di prima e di dopo, la partenza delle navi degli emigranti, l’arrivo a Sydney, con un sottofondo di musiche dell’epoca inervallate dalle note della Sua musica al piano e delle Sue canzoni.

La seconda parte, la stessa voce narrante, dopo un divertente dialogo tra il protagonista (Berto) al quale presta la voce Alessandro Bencina e l’amico comandante (Frane) interpretato dallo stesso Mastrociani che incontra sul ponte Verde all’angolo del Canal Grando all’angolo con il palazzo Carciotti, ci porta su una nave passeggeri del Lloyd triestino (forse la Saturnia) in navigazione per NewYork.

Berto è imbarcato come timoniere ma ha studiato pianoforte e composizione e nei momenti liberi, di notte, si mette a suonare ad un bianco pianoforte a coda nel lussuoso salone della nave.

La bellissima cantante dell’orchestra di bordo è cieca, per caso lo sente suonare e se ne innamora. Tra i due nasce l’amore che li unirà per tutta la vita.

 

Anche in questa parte la voce narrante viene intervallata da musiche e canzoni che Mastrociani aveva da lungo tempo sentito dentro di se proprio per questo racconto, che voleva essere una commedia musicale che poi è diventato “MA COME SE FA?” con sottotitolo “DITO, E IN MUSICA IDEA’, FRA STORIA, COMEDIA E POESIA TUTO IN DIALETO.”

 

Ho definito questo racconto una fiaba. Perchè una fiaba è bella, talvolta è bella anche quando, mi si passi la contraddizione, sarebbe invece brutta, la si racconta ai bambini godendo del loro incanto e ci si incanta, nel ricordo di quando la fiaba l’avevamo ascoltata noi. Anche perchè una fiaba è solo apparentemente frivola. In realtà, nasconde nella sua profondità uno specchio, nel quale noi possiamo vedere riflessa l’essenza di noi stessi attraverso le nostre emozioni, paure, desideri. Possiamo sognare ad occhi aperti, appunto, nell’accezione più completa di questa locuzione.

 

Nevio Mastrociani Bertola oggi ci ha raccontato una fiaba, una bellissima fiaba. Ha usato parole trasportate dalla sua musica, a volte allegra, a volte triste come “Vedemose Doman” struggente come “Destin” profondamente bella come “Valzer d’amor per Trieste”

 

Tutta la musica è magistralmente orchestrata da Alessandro Bencina presso Sandro & Sandra Studio che assieme a Sandra Loredan da voce rispettivamente a Berto ed Ella nella canzone “Vedemose doman” e che sentiremo ancora cantare in altri brani.

Come già detto la Voce Narrante è Stefano Volo che canta anche la stupenda “La Speranza”.

Ricorre oggi, 18 settembre 2012, l’ottanduesimo compleanno di Nevio.76 anni fa ci siamo conosciuti alla Scuola Elementare, la Suvich di via Kandler con insegnante il Maestro Bianchi, al quale dobbiamo molto. Dopo, dalle Medie in poi ci siamo persi di vista per tanti tanti anni, strade diverse, diversi gli studi, diversi i luoghi. Il caso ci ha fatti incontrare quasi 18 anni fa e da allora ho condiviso il piacere delle sue poesie, della sua musica, a cui ho voluto dare a volte, “l’involucro grafico”.

Quali gli auguri a questa nostra età? Io credo che i più desiderati siano di scrivere ancora e musica e poesia per tanto, tanto tempo.

Te li faccio con tutto il cuore

Giancarlo d’Italia

PARTE PRIMA - Scena 1a

Sigla d’inizio “Abandonar Trieste”

 

ani ’40 / ‘50
Vose fora campo,
Ani ‘40 - canti d’epoca in sotofondo, spari de mitragliatrice
Al piano l’Autore interpreta “Chissà come se farà”

N e l’imediato dopoguera la zità,‘ssai provada da le disastrose conseguenze del conflito mondial, se presentava con el suo porto in condizioni gravi e dificili.

Ofesa dai recenti bombardamenti aleati, i moli in disuso, le imponenti gru, vanto de una operosità imprenditorial de primordine, completamente fora uso.

I grandi e vasti magazini svodi, dove, non apena qualche ano indrio fioriva a ritmo frenetico el lavor dei fachini intenti giorno e note al trasporto, al carico e scarico e smistamento de merci, direttamente dal bordo ai vagoni feroviari o su camion o cariagi in genere destinade ovunque, in zità e altrove.

Marinai e gente de mar in ogni dove, intenti ai imbarchi e sbarchi a turni costanti, con ciamade quotidiane dai ufizi maritimi o dai turni d’imbarco de la Capitaneria de Porto.

Tuti i moli occupai da navi mercantili intente a la manovra, a l’ormegio, o in sosta ativa.

Linee regolari de merci e passegeri con navi direte o provenienti da tuto el mondo e porto de armamento per le quatro linee bandiera: “Lloyd Triestin“(za Lloyd Austriaco),“ l ’Italia S.p.Az ”,” l’Adriatica” e “Tirrenia”,con viagi comerciali e misti crociera da e per, l’Asia, l’Africa, le Americhe, el Medio Oriente, Grecia, Egito, Sud Africa, ecc.,insoma un groviglio de atività imprenditoriali costà enormi sacrifici a generazioni de lavoratori, da decenni impegnai a lo svilupo del porto, vero fulcro de arichimento e abelimento de la zità e motivo de vita e sostentamento proprio e de le proprie famiglie, e certo beneficio al miglioramento economico de le generazioni a venire; vital cuor pulsante de la zità.

(commento musicale “Chissà come se farà”).

Quasi tuto distrutto. I silos del porto novo sventrai, binari feroviari in gran parte divelti, locomotive e vagoni inutilizabili e strade interne con percorsi resi ‘ssai dificolto si.

Quadro ampio e vista panoramica de la zità desolante.

E, qual sinistro monito, afiorava in superfice reliti afondai entro e fora le dighe foranee; enorme ostacolo per la rinascente navigazion.

Anca la costa istriana presentava stì seri inconvenienti. Singolare e significativa la presenza a poche decine de metri da la carozabile Capodistria-Isola, el relito inclinà del ex Transatlantico Rex, zà orgoglio e vanto de la nostra Marina Mercantile, detentor anteguerra del prestigioso Nastro Azzurro.

El molo Audace (ex S.Carlo), ne la parte terminal protesa in un groviglio de massi sconessi, cussì come, quasi tuti i restanti moli d’ormegio.

Uniche sconsolanti presenze a la Stazion Maritima, prontamente rimessa in sesto dal Governo Militare Aleato, la Motonave Toscana e altre, adibide non più a l’imbarco gioioso de festosi e alegri croceristi, ma de sconsolai e tristi emigranti, per lo più triestini, istriani e dalmati direti verso l’Australia, Nova Zelanda, Cànada, Stati Uniti d’America, Argentina e altrove; tuti paesi che reclutava brazi giovani e gagliardi, ‘ssai boni e pronti al duro e onesto lavor.

Mesta nota de rilievo, l’aparente festosa e costante ressa de gente sul Molo F.lli Bandiera e su le Rive a seguir trepidanti, sgomenti e curiosi le rituali partenze, viagio dopo viagio de le navi.

Quanta angoscia ingiustamente imposta a inocenti fioi de una tera destinada ad altri !

Quante pene e soferenze imposte per un futuro incerto e aleatorio, e quante angosce e dolori provocai dal sradicamento e dal distaco da le proprie avite radici.

Scena 2a

Momento storico: la motonave Toscana ormegiada a la Stazion Maritima.
Plancia, tolda e sul ponte full de emigranti; la banchina piena de gente.
In evidenza el treno vaporiera su le rive, sine, tram, cavai, caradori, carosse col fiacher a casseta, i rari tassametri Fiat neroverdi ecc.
( Marce militari in sottofondo: Inno Nazionale inglese, Bandiera rossa, ‘po con l’arivo dei Americani: "I the Mood" e "Moonlight Serenade" )
Nel trambusto del dopoguera, la zità ocupada prima dai “titini”e dai Anglo-Americani subito dopo, con l’ Istria e la Dalmazia invase da le milizie slave, la gioventù triestina a ragion, per viver, doveva Trieste lassar.

C uor in man, forza e coraggio, far zitir el dolor pel distaco, famiglia e amicizie saludar. E anca el nostro Berto se decidi: l’Australia zerca brazi boni, taiar cane de zucaro, senza illusioni.

No iera cossa far né cossa dir, prepararse a curvar la schena e partir! Sperar de farse svelti i bori e tornar indrio presto e siori!
Ben bon, e dopo rapide severe visite, vacini e prove de Inglese, sul passaporto i timbrava: ”Able to go”, volendo dir abile te son

Imbarco su la motonave“Toscana” a la Stazion Maritima strapiena de emigranti direti a Sidney e altri porti in Australia, la gran parte dei quali giovani o famiglie con fioi giovanissimi

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Scena 3a

In navigazion verso l’Australia

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Introduzione musicale “Perchè”

Mentre Berto naviga per l’Australia, la sua mula (Ella el suo nome, diminutivo de Fiorella), non rivedendolo da diversi giorni, e senza una parola, costernada e amaregiada la se senti lassada senza motivo e non la capissi la ragion.

Scena 4a

Lu,‘ssai triste su la nave e ela, sola, in acquedoto là del solito apuntamento soto l’albero dei bechi la canta:

PERCHÈ

Canta Sandra Loredan

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Senza perder tempo, sburtà da un’iresistibile desiderio de reincontrarla, el se combuta una certa forma de discolpa, fidando su la benevola comprension, e, anche tropo, sul favorevole segno del destin, sperando insoma che la ghe vadi ben!

La la incontra infati dopo diversi giorni de sguaita, apostamenti e inutili atese, proprio ne l’istesso posto del primo incontro e del primo apuntamento, là, de l’albero dei bechi, in Acquedoto a l’angolo con la via Domenico Rossetti, dirimpeto el Cine Teatro Nazional.

L’albero centenario, che se diseva piantà da Rossetti stesso, iera cussì ciamà perchè logo fisso de apuntamenti e incontri amorosi. Infati soto le sue folte e ombrose fronde assai ramificade, spesso qualche boncristo stazionava trepido, sentinela de flanela, in ansiosa atesa de l’anima gemela.

 

segui la Canzon

“VEDEMOSE DOMAN” Dueto fra Ella e Berto

purtropo non la rivedi più!

cantano Alessandro Bencina con Sandra Loredan

Scena 5a


Arivo a Sidney in Australia

Raconto - (vose fora campo)

Dopo quaranta giorni de lenta e lunga navigazion, finalmente l’arivo sospirado al porto de Sidney in Australia, porto sì de sbarco ma anche de racolta e de smistamento nei diversi posti de lavor predestinai.

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Commento musicale, al piano l’autore

E pel nostro amico Berto, rapido trasferimento in Jeep in un campo interno lontan assai, destinado al taio e a la racolta de cane de zucaro, con alogio provisorio in una baraca quasi isolada, fra le tante estese e pingui piantagioni interne.

Inizia cussì per lù una dura vita de lavor da operaio generico, ase mblado con tanti altri triestini e non, con l’unica, talvolta anche pia cevole compagnia dei tanti canguri, ‘ssai curiosi, diversificai e spesso dispetosi.

Soste e pernotamenti a la bisogna, con l’unica possibilità de evasion, i viagi organizai a fine setimana lavorativa verso la zità più vizina. Viagi ‘ssai impegnativi che per l’enorme distanza, Berto, e per scelta oculata e motivada non utilisava

In pratica el iera come isolà, tra soli momenti de nostalgia, malinconia e sconforto, raramente mitigai da brevi e piacevoli compagnie de lavoratori italiani provenienti da diverse regioni d’origine.

Malgrado le dificoltà del lavor, ’ssai pesante, el nostro amico Berto, con tenace decision el tien duro e, dopo gran giorni de soli sacrifici e continui risparmi, assistì da una salute de fero, el se senti ben integrà con la lingua e con l’ambiente australian (l’inglese lo gaveva za studià a scola, al Nautico, diversi ani ‘ndrio e con bon profito).

In virtù dei propri meriti, el vien assunto come interprete e capocantier ne l’ uficio assemblagio materiali, al Progress Office, dove el Staff iera tuto rigorosamente australian.

A questo punto la vita per lù stava migliorando sensibilmente, confortada da l’amichevole e cordiale conossenza col personal della ditta inglese che lo gratificava scientemente de la propria sincera amicizia.



Scena 6a

Vose fora campo

Un padiglion de triestini dove se parla solo in dialetto



A fine giornada lavorativa, tuti i presenti a gara insieme a far ciacole e ridade rumorose. Temi ricorenti, la vita passada a Trieste, le mule, le tante amicizie, i bei periodi senza pensieri de prima de la guera, dei festini in casa con i giradischi a manovella e balar streti, discreti per pudor, nei giri de valzer.

Le prime simpatie gonfie de gioie rimaste uniche ferme ne la mente. I primi amoreti seri, le gite in carso, le tratorie e le bevude de teran (se pol creder, gonfiade a dismisura), i tanti amici lassai a le spale, insoma, de la gioventù passada da tempo..

Storie de vite vissude, dei rischi per portar a casa la pele e le incredibili peripezie subide durante la guera.

Argomenti bei e bruti; insoma de tuto e de più, condì con fiumi de barzelete per stemprar le tragedie e per riviver un poco de quel che iera rimasto del san e alegro morbin triestin.

Rumori vari nel padiglion. Un dei tanti triestini ga con sè un disco de Angelo Cechelin, ‘ssai usà che tuti scolta

Commento musicale “Risorger”

Ben in vista e a portata de man el bon bicer de bira australiana. Vin…, gnente, raro e caro, solo qualche dedica comico ironica al suo piacevole ricordo e… amen. Insoma i passava el tempo libero cussì, come che i podeva, prima de ‘ndar a paion ! Non senza tralassar la cantada in dialeto e moti de spirito dedicai a Cechelin; tuto compagnà con la imancabile chitara o fisarmonica; strumenti che ne le festose compagnie triestine no i manca mai.

Altri inveze a bater carte, briscola, tresete o altro, su tavoli de legno grezo, senza tovaie. Qualche raro mobile, anche in legno massicio, tipo libreria, con in vista dei testi, per lo più romanzi, in inglese, e qualche dizionario-dispensa (‘ssai ‘usà). Dapertuto portacenere carighi de ciche, botiglie de bira, pacheti de sigarete sparsi e vari boletini cilostilai del World News e tanto, ma tanto fumo, che in ore tarde diventava denso, come caligo.

El nostro Berto, abituado a parlar poco, non tanto per caratere quanto per prudenza, scoltava le cicole ciacole con interesse e oviamente el veniva a saver tuto de tuti, ma….ma… con la rara discrezion de un silenzioso portinaio. Mentre in disparte el seguiva una partida de canasta, un del quarteto parlando del più e del meno, tra una mescolada e l’altra , el spiatola notizie a lù vicine e roba strana, più volte far el nome de la sua mula.

Cussì pian pianin, giorno dopo giorno, Osservador gradì ma neutro come un arbitro severo, el vien a saver diverse notizie de ela e de la sua famiglia.

In sostanza el sgaio ciacolon, con la lingua mai ferma in boca, a la sua mula el ghe iera proprio cugin direto e, grazie al seminado bla bla, al nostro amico el ghe propina notizie ‘ssai interessanti, ma tutaltro che bele; la se gaveva malà proprio per l’abandono improviso e incredibile de lu, promesso sposo.

Notizie odiose, dolorose e sconvolgenti che Berto nol gaveria mai voludo nè sentir nè saver.

Confuso e in colpa, senza far trapelar a chichessia l’angoscia, tormentà dal rimorso nol sà più cossa far.

Tornar indrio?! Ma come se fa ?

Proprio nel momento de racatar i fruti de tanto duro lavor e de tante rinunzie ! Insoma………un patatrak !

In cuor el senti de dover cior una decision ‘ssai dificile, ma irinunciabile.

La coscienza ghe imponi el sacrosanto dover de riparar al mal fato.

Non trovando altre soluzioni possibili,…senza alternative …. tornar e prima possibile a Trieste.

D’altra parte, iera zà nel suo ingenuo progeto l’idea fissa de tornar in drio; in lu albergava infati la segreta speranza de arichir in freta lavorando duro, per tornar rico e sposarla (ingenuità che ghe costa ‘ssai cara; cussì par ! )

Pecà, ma doveroso molar tuto in bando; lavor sicuro, nove amicizie, e con tanto ramarico la tera australiana dove ch’el se sentiva oramai de casa, integrà.

Consapevole de dover tornar a Trieste, anche senza prospetive el xe pronto e deciso a ris’ciar tuto, pur de riparar in qualche modo ai torti fati.

Berto Canta “xe doloroso se sa...Tornar indrio”

Perciò, el se reimbarca come marinaio su la prima nave direta in Italia, con scalo Trieste; imbarco abastanza facile, perché le navi de emigranti per l’ Australia continuava una drio l’altra a sfornar gente giovane, motivada, pronta, seria, volonterosa e preparada.

Commento musicale “SON TORNA’” Al piano elettrico l’Autore.

Un tal forte e ansioso dolor e un tal prepotente desiderio de rivederla lo tormenta durante tuto el viagio de ritorno.

Giorni teribili interminabili, vissui nella continua angoscia de aver reso infelice, per la sua imperdonabile legereza, proprio la sola persona che amava.

Malgrado tuto, non ghe sfiora neanche lontanamente pel cervel l’idea de perderla, de non ritrovarla o che la ghe podessi mancar.

Scena 7a

Arivo a Trieste

Berto: Son tornado a Trieste, senza bori ma... parlo caro a ‘sta mia zità, impagabile realtà. Son tranquilo con mi stesso, non ghe piovi! No... non più dolori mai più!!! La mia putela... Ineguagliabile dolcezza.

Berto canta: “ Pensando a ti... rivedo mi” e “Son tornado

 

I n quei pochi ani de lontananza, la cità se gaveva ‘ssai trasformà. Tante le costruzioni nove e in via de rifacimento le case disastrade dai bombardamenti; specie nei rioni de San Giacomo, Ponziana, Servola, Rion del Re, piaza Foragi (ex piaza Caduti Fascisti), via Battera, via Raffaello Abro, via Rossetti con la Cesa dei Frati ridota in macerie, la zona torno l’Ospedal Grando Regina Elena; insoma dapertuto disastri funesti.

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I tram ormai quasi scomparsi, parzialmente sostituidi con i più moderni filobus. Tra i pochi rimasti el numero sie per Barcola che, specie ne la stagion balneare, trasportava frotte de gioventù scherzosa e gioviale dal vociar rumoroso, verso la solegiada scoiera, per poi proseguir sparpagliai a pìe o in bici, fin al bivio de Miramar e anca oltra fin a Grignan; qualchedun più sgaio se fazeva el bagno anche rente el Castel.

Linea "sie" che col suo piacevole percorso, dopo el cavalcavia de Barcola, fiancava la robusta canzelada in fero batù pogiante su pilastri de piera bianca de Aurisina dividente le atigue linee feroviarie del Porto Vecio, dove, locomotive e cari trasporto dava vita a un continuo lavorio diuturno de smistamento merci e vagoni.

Volava quasi el tram "sie" col rimorcio sui binari, separà da la strada carozabile da una continua siepe verde sempre ben curada de bosso nano. La carozabile stessa, quasi a cornice de la tramviaria, costituiva un piacevole e ombroso vial, che col suo univoco filar de platani frondosi e ramificai, compagnava le lunghe e numerose carovane de vocianti gitanti intenti a percorerlo senza pericoli con passo alegro sul corente marciapìe erboso e ombso.

 

 

Commento musicale “SON TORNADO”.
Al pianoforte elettrico l’ Autore.

Tante strade nove; cussì come l’importante panoramica costiera del vial Regina Elena, dopo el bivio de Miramar per Sistiana-Monfalcon, in via de slargamento. Insoma lavori e cantieri dapertuto.

La zità se stava estendendo, con rioni novi anche nei periferici de Greta, Barcola, Opicina, Sistiana, Catinara, verso e sora Muia, con borghi destinai ai tanti esuli profughi tragicamente scampai da l’Istria e da la Dalmazia.

Finanche progeti (purtropo) de grataziei a l’americana, zà in fase d’inizio in centro zità, via C.Batisti, (ex corsia Stadion), in via Carducci, e un altro isolà in fondo a la marina dopo la sacheta, ‘ndando verso el passegio S.Andrea.

Passegio ‘ssai riservà e tranquilo dove, generazioni de inamorai, ne le profumade ore del colorido tramonto e del più dolce ateso crepuscolo, man nela man, da sempre se gaveva giurà facili amori eterni e languide comode promesse.

Insoma una zità diversa, più viva, anche se ancora dolente per le gravi perdite che fortunatamente stava lentamente dimenticando i tanti luti, le enormi sciagure e i disastri subidi dale laceranti vicissitudini de la guera.

 

Commento musicale “La nostra bella Italia”

Tuto cambià, anca ne la sua sovranità. Non la più italiana de le zità italiane, ma Teritorio Libero (Free Téritory) in vaga atesa del Governator e l’aministrazion provisoria del Governo Militare Aleato.

Ovunque se sentiva ne l’aria e se respirava un sordo malessere per questa soluzion imposta, anche se provisoria, cussì anomala che tuta la citadinanza mal soportava e che sopratuto la gioventù, memore de storia patria, sofriva e aversava con continue manifestazioni per l’italia nità, inegiando al definitivo ritorno de la zità in seno a la Madrepatria l’Italia,

 

Coro “La nostra bella Italia

con cortei e bandiere tricolori, afrontando sempre con grave sprezo del pericolo i militari aleati armai, specie i inglesi che con i cerini* nostrani al soldo, i iera sempre pronti a reprimer con solerte fermeza.

Ritornando a piombo su le sventure del nostro Berto, va precisà che el ritorno in famiglia, malgrado la sorpresa, preanunziada peraltro da una letera informativa, diventa motivo de grande gioia per la famiglia e de alegria per i ritrovadi amici ancora rimasti; rari oramai, a onor del vero.

* CERINI - Polizia Urbana Militare dalla divisa colore blù notte
e dal color bianco del casco antissommossa.

Senza perder tempo, sburtà da un’iresistibile desiderio de reincontrarla, el se combuta una certa forma de discolpa, fidando su la benevola comprension, e, anche tropo, sul favorevole segno del destin, sperando insoma che la ghe vadi ben!

La la incontra infati dopo diversi giorni de sguaita, apostamenti e inutili atese, proprio ne l’istesso posto del primo incontro e del primo apuntamento, là, de l’albero dei bechi, in Acquedoto a l’angolo con la via Domenico Rossetti, dirimpeto el Cine Teatro Nazional.

L’albero centenario, che se diseva piantà da Rossetti stesso, iera cussì ciamà perchè logo fisso de apuntamenti e incontri amorosi. Infati soto le sue folte e ombrose fronde assai ramificade, spesso qualche boncristo stazionava trepido, sentinela de flanela, in ansiosa atesa de l’anima gemela.

segui la Canzon “VEDEMOSE DOMAN” Dueto fra Ella e Berto
purtropo non la rivedi più!

Scena 8a

Berto solo e pensieroso in giardin publico sentà su una panchina. La la pensa; nel cuor e ne l’anima ghe risuona el nostalgico motivo de la sua canzon “ Vedemose doman ”.

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Duetto Piano e Violino “Vedemose doman” Al pianoforte l’Autore, al violino Antonio Kozina.

Prologo:

"A tuti ghe xe noto

ch‘el regno del possibile

xe vasto ‘ssai a sto mondo,

e le sorprese, sia brute che

bele no le manca mai.

Non sempre però le riva

cusì de sole,

spesso le brute, un se le va a zercar!

E anca pel nostro doloroso eroe,

interprete speranzoso del brano musical

« Vedemose doman » ,

l’inesorabile lege de natura,

lo spetava silenziosa.

El tempo xe medico, anca fassa,

e le dolorose feride de la vita

prima la le cicatriza!

Po’, pian pian el dolor se calma e tendi a passar.

Non tuto se sà, ma quel tanto che pol bastar!

 

Rassegnà, el se sentiva deluso e senza speranza ! Ma…ecotela la speranza…,improvvisa, inaspetada!

canta Stefano Volo



PARTE SECONDA -
Scena 9 a

Apertura: “Ma come se fa?” (Felliniana)

 

In marina sul Ponte Verde proprio a l’inizio del Canal Grando, da la parte del Palazo Carciotti, sede de la “Capitaneria de Porto”.

Commento musicale “A Trieste in Marina”. Al pianoforte l’Autore.

Berto incontra el caro vecio amico Frane, nativo de Lussinpicolo, profugo con la famiglia ancora dal’40, per l’invasion tedesca e po’ slavo-comunista de l’ Istria e de la Dalmazia.

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Condiscepolo ‘ssai bravo e, senza forsi, el primo del corso ai bei tempi del Nautico Duca d’ Aosta; ma… no biflon. e zà “Comandante“ al “ Lloyd Triestin de Navigazion ” .

Personagi :

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BERTO: el nostro eroe in borghese, vestito completo camisa bianca e cravata a righine verticali.

BARBA FRANE: (Comandante su nave asseggeri) in giaca a vento blu marina,camisa bianca sportiva, braghe bianche.

 

BERTO: ciaoooo,.....Frane …xe un miracolo incontrarse

FRANE: dandoghe la man e abrazandose amichevolmente Ciao…Berto ! Te son tornado ?

BERTO: si! Son qua de novo !...

FRANE: ma non ti ieri in Australia? Te sse ga za messo i carantani in taio? Te ga za fato i bori cussì presto?

BERTO: No…proprio cussì no! Ma…le robe xe ‘ndade in modo diverso. Ma non parlemo de tristesse, ’ndemo qua in bufet de“Pepi S’ciavo”a farse un rebechin veloce con do viena e crauti. Tranquillo…pago mi ssà!…

FRANE: L’idea xe ‘ssai bona ara,…degna de esser ciapada in seria considerazion!

BERTO: o…meo ancora ndemo in Pescaria Granda a farse un dò ostrighe come co‘ ndavimo dopo l’ulti>ma ora coi profi Gamba e Furco. (Maglierini)

FRANE: Bravo mulo !…Altra bona idea! …

BERTO: Ah…Frane, dime ti, che colo e che cranio e… che goto… un genio quel Fuco,proprio un genio Ara ciò, non per dir, ma una generazion de profi favolosa …quela che ne ga precedù…, e come ch’ el ghe dava coi calcoli e coi logaritmi el Furco, e…anca…coi tai de bianco… non te par ? …robe incredibili !

FRANE: … Xe vero, xe vero ssà, iera proprio cussì ....Berto !

BERTO: E te ‘sse lo ricordi come…come… che ’l ne diseva in classe?... Co ‘l ne cioleva pel fioco! Ma dove volè ’ndar ostiai in giro pel mondo…! Far dani ? Stè casa, “tanechi de le paludi incolte”… che non sè altro ! Eh ma… el ne voleva un ben..un ben de l’anima; impossibile ficarghela. Volontario in Africa, campion de pugilato prigionier in India e reduce ulissiade; bravo…un’indomito talian! Dai ’ndemo, ’ndemo la in pescaria, a cior in giro la baba flon flon, quela dei limoni…su le scale, col ceston pien fora del cancel. Te se la ricordi… come che la ghe dava nel suo dialeto: lemonn.. lee monn... lee monne… nà lir l’unn… nà lir l’unn…e se la sentiva cantar fin in piassa Venezia !

FRANE:Altrochè se me li ricordo quei momenti, non go smentigà gnente Bertuci...proprio gnente, li go sempre nel cuor tuti i; autentici mostri,.. scienze…e….desso che ghe penso rivedo anca lù,…(ridendo)

BERTO: Lù chi ? ( ridendo anca lù)

FRANE: El me torna in amente Pluto, el gnoco, el prof de tedesco…che rider. Ara Berto, me par de verlo davanti i oci…alto… segalin, lampanà, sempre in flaida nera… el naso che’el ghe pareva el beco de un gufo. Che elemento funesto proprio un atro !

BERTO: Xe vero,proprio cussì; e me lo iero smentigà (ridendo)

FRANE: (serio): Ma Berto…non xe più quei ani...no i torna più?magari i tornassi… Xe finida de un toco la nostra beata gioventù!

BERTO: Lori nooo…, no i torna più sicuro…,

ma noi semo ancora qua e… coss’ te disessi se stessimo finalmente un bic’ insieme a contarsela ?

FRANE: Ma come la ti va ?

BERTO: Ogni giorno meo, te te pol imaginar, col vento che tira …e co sti ciari de luna !

FRANE: Scolta Berto, me fermaria volentieri con ti, che... son ‘ssai contento de vederte; ma…devo proprio ‘ndar, devo tornar subito a bordo.

BERTO: Te son qua con la barca ?

FRANE: Si, si! Son rivà ieri note e, al solito, carighemo merci imbarchemo passeggeri, e doman de sera ripartimo; levemo le ancore.

BERTO: Ah! Te son Barba, alora ?

FRANE: Si, si…son passà comandante de poco!

BERTO: Orpo…forsi…te me rivi combinar un imbarco; qualsiasi roba, se sa!

FRANE: Ma!...pol anca esser…Bertuci..ieri se ga sbarcà el primo e anca el terzo ufizial per fine turno d’imbarco; son qua proprio per questo…vedo come che xe le robe al ufizio maritimo in Società. Spero proprio de poderte dar una man! Fate sentir più tardi per l’ora de pranzo…forsi…se tuto la ne va ben…”se vedemo doman ! “

BERTO: Ciao, Frane..

 

Qualche ora dopo, per l’ora de pranzo

BERTO e FRANE ( al telefono ) Sii, sii, pronto? …Pronto Barba ? Son mi… Berto.

FRANE : Gavaria una bona per ti…sa, se la te va ben però; ghe saria un’imbarco come mariner timonier!

BERTO:Altrochè ben; benissimo, son zà pronto a lustrar el timon!

FRANE: Alora vedemose doman; prima però presentite al Comisario de bordo, con la matricola in man! Ciao… Bertuci…

BERTO: Ciao Frane,….. grazie! A doman!

FRANE: Ciao Berto!

Brano “Ma come se fa?” (Felliniana) Ripresa

Scena 10a

Vose fora campo:

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Berto xe vestì de mariner col saco in spala direto in porto a pìe.

A d ogni modo el nostro eroe in freta e furia, anche se ‘ssai tormentà per l’improviso cambiamento, tra continui ripensamenti e incerteze, dopo una note in bianco, stanco, ma col saco in spala el saluda i sui e vìa, a pìe verso el porto.

Sorapensier, ghe torna in mente un vecio motiveto composto al piano tanto, ma tanto tempo prima, quando ancora mulo el fazeva parte de un’orchestrina de diletanti al Nautico e anca de un quintetto Jazz,

Brano “Sì, sì”Commento musicale.

Al piano l’autore.


Quel vecio ritornel, camin fazendo se lo fis’ciava, e piacevolmente ghe acelerava i passi al suo ritmo gioioso, ralegrandoghe el percorso.

Casualmente el se imbati in una serie de caradori a do cavai, direti in Porto, pel solito lavor de carico scarico merci. Senza perder tempo el aprofita per sistemarse col saco sul timon de drio, quel de l’ultimo caro, sfidando l’ocio atento, ma benevolo, del carador, e farse menar fin drento el porto a sbafo!

(Xe de dir che de studente el usava spesso sto mezo gratuido de trasporto per ‘ndar a scola la matina al Duca d’Aosta in Piazza Evangelica; iera normal per tuta mularia !)

A questo punto bisogna proprio dir che ‘l nostro bon omo, l’amico Berto, quel motiveto non solo lo fisciava, ma anche se lo cantichiava con vose robusta, sorprendendo piacevolmente el cucer, che a casseta, vardandolo con simpatia e mostrandoghe la frusta salda in man el ghe fa:

ciò mulo, ma la te va proprio ben…ha !

BERTO: e si ! Ah!! ogni giorno meo!


A seguir la canzon: piano – canto
orchestra “MA COME SE FA?“ Canta Berto e coro.
Ritmo lento e nostalgico iniziale,canto e coro (le prime due quartine) ; segui el secondo brano ripetuto a ritmo alegro.


Vose fora campo :

Rasserenà e rassegnà Berto el se imbarca, grazie a l’amico Comandante con la qualifica de marinaio – timonier.

Scena 11a


Commento musicale “Sussuro d’amor?”


O re 04.30 c/ca, a bordo del transantlantico durante la navigazion oceanica .

Salon de Prima Classe in penombra apena apena pervaso da tenui luci sofuse dai lati del sofito e dal vago ma legero percetibile bruzolo traverso i oblò e le porte finestre prospicienti el ponte Passeggiata.

Local splendido, ampio, aredà con ricercada lussuosità.

Mobilia in stile ani trenta, dove primegiava originali tendagi de seda damascai, con comodi divani e acoglienti sofici poltrone in stofa color azuro, adagiai su pavimento in doghe de frasino, riproducenti piacevoli forme geometriche concentrici con sfarzosi tapedi orientali.

 

Personagi :

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ELA: giovane triestina, splendida figura de cantante solista ne l’orchestra de bordo (non vedente).

LU’: el nostro non più giovanissimo eroe Berto.

Durante i lunghi giorni dele traversate oceaniche fra l’Europa e l’America el nostro eroe, dopo i primi turni de guardia (24.00- 04.00), iera solito passar un’oreta in solitudine ne la penombra del Salon de Prima classe al pianoforte a coda, bianco, strumento de pregio in uso a l’orchestra de bordo.Con fantasia improvisava motivi piacevoli e de sucesso, come anche motivi de suo estro

Al piano l’autore in una breve fantasia di notissimi brani d’epoca: Night and day, Blue moon, It had to be you, All of me.


Commento musicale “In qual parte del ciel”. Al pianoforte l’Autore.”


Una matina, mentre el iera intento a compor un tema ispirado a una beata poesia del Petrarca, nel silenzio e semioscurità del grande salon, el se senti come sfiorar da una lieve aureta, e un piacevole, profumado fruscio lo distogli.

Osservado e ascoltado, d’incanto el lassa la tastiera.

Una vaga sensazion, come de una presenza feminile inaspetada, quanto desiderada, lo turba ‘ssai, come turbar pol una improvisa eterea imagine sfumada, creada dal proprio desiderio inconscio.

Giovane, elegante, in un bel abito longo de bisso a tenue tinta rosa e fiorelini blu savoia, scoltava osservandolo ‘ssai de vizin quasi a tocarlo.

Per Berto, l’aparir de un’imagine ideal messagera silente de la fresca bianco-rosea aurora.

Con armoniosa, calda e suadente sua vose, certo curada al bel canto, quasi sfiorandololo coi labri, la ghe sussura:

 

ElA: (recità) la me perdoni, non intendevo disturbar ... stavo riposando sul divano spetando l’alba…xe cussì piacevole e original el suo stile al pianoforte… ma… el… motivo che la interpretava…non lo conosso. …’Ssai bel...La prego...la sia gentil…la lo… risuoni…

LU: si...va ben

Senza parole, ‘ssai confuso, el nostro timido eroe, con palpitante trasporto, come in estasi, sfiorando, quasi carezando la tastiera lo lo risona…ma…solo per ela, in sordina.

 

L’autore al pianoforte verticale “SAMICK” suona “In qual parte del ciel.”

Mentre interpreta con sentimento el suo motivo preferì nol risenti più la preziosa e desiderada presenza ispiratrice.

La la zerca coi oci ansioso e trepido, ma…non la la rivedi più; svanida ne l’aria sotile,come un sogno alato!

Incredulo e confuso, dubita de aver vissù la realtà, se mai una piacevole e felice ilusion, fruto ideal de la sua pur sempre viva e amabile fantasia.

Stacchetto “Fantasia in Jazz”

Scena 12a

Sul Ponte de comando - .Domenica ore 12.00

Scena12

Commento musicale “Sussurro d’amor” Al pianoforte elettrico l’Autore.

V iagiar su un transatlantico in navigazion oceanica xe un’esperienza unica, stupenda. Momenti esilaranti, specie in condi zioni ideali de ziel e de mar, asaporar la silente vastità de l’Oceano; assoluto el gioir per la sacra musicalità del suo vitale e misterioso palpitante ondegiar.

Lieti momenti quando, carezai da la fresca aura marina, se respira la tepida breza a ciel seren, e da la tolda alta, su la superfice dei fluti, goderse el libero spaziar de l’orizonte marin; purezza emozionante tratener el respiro e scoltar el palpito operoso del cuor de la nave; el motor che, vita e viva forza, apri la via creando un lieve e piacevole fruscio d’acque scivolanti le fiancate e che unienti a popa, forma una lunga sola scia ribolente e spumosa, indice certo del bon governo e sinonimo de bravura del timonier.

La prua, spinta con forza, penetra e apri un solco creando e solevando onde lunghe come un spartiacque dove, famiglie gioiose de delfini, a gara insieme perforandole o sfiorandole a la superfice, costituisi un spettacolo raro ‘ssai gioioso e divertente.

Festoso, l’incontro con altre navi incrocianti; fremer ai fis’ci prolungai ben auguranti de le rispetive sirene.

E tante altre vive emozioni, come per esempio, tempo permetendo, l’originalissimo unico e spetacolare calcolo a mezogiorno del punto nave, rilevado con i sestanti dai diversi ufiziai al cambio de la guardia.

Specie la Domenica matina xe un autentico spetacolo veder i ufiziai de guardia azimai e pareciai in gran uniforme con i marineri e timonier tirai a lucido, sidolai come i otoni splendenti al sol. Cornice particolarmente colorita i diversi ospiti invitai in severi abiti, eleganti le compiaciute dame e le vivaci compiacenti donzelle.

Al rituale, mai mancava per ordine de servizio el nostro caro Comandante Barba Frane.

L’atesa pel suo arivo sul Ponte de Comando assumeva particolare significato emotivo quando, sempre puntualissimo, a mezogiorno spacà, da bon lussignan lupo de mar anticonformista, nonostante el se presentassi in braghete curte, maieta de la salute a colo meza maniga bianca linda, e zocoli, vigniva acolto con un prolungado e univoco coro, anzi,…un corale:

UFFICIALI e MARINAI: buonnnn … giornooo… Comandanteee…!

Senza comenti, anca lù, veloce fora, in aleta, a controlar tuto e tuti, e po’ a punto nave calcolà e riportà su la carta de navigazion, deciso e conciso, come sempre, el dà un cordiale e breve saludo ben augurante ai visitatori,

BARBA FRANE: Agli ufficiali e al personale...il mio plauso

Alle gentili ospiti e a tutti i presenti il mio più sincero ringraziamento per aver scelto la nostra Società di navigazione.

Arrivederci quindi alla cena di gala, in serata, per fine viaggio. Grazie.

E nel lassar el ”Ponte de Comando”, una fugace, amichevole strizadina de ocio in combuta (per parlarse ciaro una “amicada”) col nostro eroe mariner-timonier

 

FRANE Ma come la ti va, “Taneco! dele palu-di incolte” …(ridendo);

BERTO: (tignindo el timon saldo in rota e serio) ‘Ssai meo, anzi …ogni giorno meo! Comandante !

FRANE: V.B.(volendo dir “ Va Ben” );

Tanto,… nissun saveva el significado e comunque….. non ghe importava gnente, el s’esprimeva cussì, come che el se comportava; per sintesi.

Da rimarcar che per favorir la cerimonia del punto nave,in acordo col prete de bordo (istrian de Piran) se posticipava la Messa de mezora. Ale 12 e 30.

 

Scena 13a

Nel salon de prima classe.

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Serata de gala per l’arivo in porto e “Fine viagio”.


Commento musicale “Settembre a Trieste”.Al piano l’autore suona “Settembre a Trieste”


G ran balo con orchestra e cantante; gare de balo e premi per le copie più abili e cenone ben augurante. Presente el Comandante, i Ufiziai liberi dal servizio, in gran uniforme.

Paseggeri in abito scuro, a la moda tute le salotiere dame e le giovani divertite donzele.

Tavoli pareciai con dovizia de cristalerie. Posade in puro argento dorado e ceramiche rigorosamente firmate Sèvres. Tovagliati in lino molto fine con ricamà personagi mitologici e scene de navi antiche greco-romane.

Caso insolito, poco prima de l’inizio de la festa un contratempo imprevisto; el pianista e diretor d’orchestra nol se presenta sul podio; scomparso!

Dopo qualche momento de smarimento, e de ricerche infrutuose, senza perder la necessaria calma, la nostra gentile cantante Etta, con felice intuizion, riandando a quel primo incontro fugace ocorso con el nostro eroe Berto, memore de l’eventual possibile sostituzion, la lo va subito a zercar per convinzerlo ad unirse a l’orchestra.

Commento musicale “In qual parte del ciel”. Al piano l’autore suona “In qual parte del ciel”

Compagnada da un componente del complesso, la lo trova presto infati e, come in un sogno, per el nostro Berto, l’invito a far parte de l’orchestra, lo rendi veramente felice.

Aconsenti subito, consapevole de la fortunada oportunità; l’ocasion unica de poderla frequentar, de esserghe vizin, de conosserla e riprender finalmente la sua passion per la musica. Felice quindi de rivederla, aconsenti lieto, speranzoso de ritrovar finalmente la sua strada ne la vita, dopo tante amareze, delusioni e tormenti.

Brano “In qual parte del ciel” elegia sinfonica e clarinetto solista

voce di S. Volo

Scena 14a

EPILOGO

E tta za ligada sentimentalmente con el pianista e diretor de l’orchestra de bordo scomparso, la se senti tradida e ingiustamente abandonada!.

 

Introduzione al brano “Son quà”

Assai preocupada per le imprevedibili conseguenze dovude anche a la sua disabilità, la socori fortunatamente el destin che, non più cieco ma lungimirante e benevolo, dopo quel primo e delizioso incontro el se presenta con la figura romantica e linda personalità del nostro eroe, pianista e compositor. La se inamora del generoso Berto e lo seguirà per tuta la vita, qual musica dela sua musica..

“Son quà” canzone dedicata a mia moglie Nevia (Giulietta)

canta Alessandro Bencina

E anca el nostro eroe, ne la serena consapevoleza de poder esserghe sempre de conforto, in cuor suo el sa, che la forza iresistibile del destin lo ga portà a la verità e a la vita, cioè:

non se pol viver solo per se stessi.

 


Brano “Destin” Piano e Violino Recita l’Autore:


Mirabil destin

l’uomo concesse,

gioie e affanni

onde gli sia librato

e vario di sua vita il volo

e come alla virtù guidi il dolore.

(Tratto dal carme “Le Grazie” di Ugo Foscolo)

Berto e Etta sposi a Trieste, dove che i xe nati, zità ideal per viver felici, streti nel valzer:

 


“Valzer d’amor per Trieste”


Sta commedia, de un tempo che iera,

par una fiaba, ma la xe vera !

PASSERELLA FINALE



 

R ivai in final, sottolineemo la preziosa ed essenzial collaborazion dela gentilissima ed affabile signora Sandra Loredan, deliziosa vose solista nei brani musicali « Perchè » , « Vedemose doman », « Valzer d’amor per Trieste », « La nostra bella Italia », corista inoltre di valore in « Tornar indrio », « Son qua », « Ma come se fa ».

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Sì come la deliziosa signorina Roberta Vidoni che dà vose ed anima all’amabile Giulietta al suo primo incontro fugace con Berto, l’eroe dela comedia.

Quindi el signor Guido Grego deciso ed incisivo interprete caratteriale nella figura del burbero ma bonario carrador triestin.

Va sottolineà l’autorevole e mas’cia vose del signor Stefano Volo narrator de tute le vicende e felice interprete solista nel brano musical «La Speranza».

Ed infine ma non ultimo, anzi determinate l’apporto musical del signor Antonio Cosina, musicista sensibile e gratificante interprete al violin nele partiture de « Vedemose doman » e « Destin »

Per la complessa ed original composizion grafica, merito e palma all’amico del nostro autor sin dai tempi remotissimi dele scole elementari, l’infaticabile Giancarlo d’Italia conosciuto da tuti con lo pseudomino di Pincky.

Con straordinaria competenza, arrangiator de tute le musiche, chitarista, clarinetista, programator tastiere e computer, corista e cantante solista nei brani musicali «< Tornar indrio », « Son tornà », « Vedemose doman », « Ma come se fa? », « Son qua », « Valzer d’amor per Trieste », l’impareggiabile signor Alessandro Bencina, carne e anima in cui rivive il protagonista principe dela comedia, l’amico Berto.

La comedia nassi esclusivamente dala fervida mente del Signor Nevio Mastrociani Bertola, pianista, autor de tute le musiche e testi. Inoltre dà vose autorevole al personagio ‘ssai original del comandante del transatlantico Barba Frane, sì come nei comenti parlai nei brani musicali « Destin » e nel finale morale dela favola.

Sta comedia « Ma come se fa? » xe stada registrada e mixada preso Sandro&Sandra Studio in Trieste con l’onnipresente Alessandro Bencina

A tuti i colaboratori e sostenitori el mio più caldo e afetuoso ringraziamento e per l’impegno profuso e per aver credù fin in fondo e reso posibile l’arduo progeto,

 

grazie a tuti

Nevio Mastrociani Bertola


Recita l’Autore:

Vero xe cari signori

Che i conta fiabe, ogi, coi tempi che cori

Ma sta commedia, de un tempo che iera,

par una fiaba, ma la xe vera !

 

ORCHESTRA E CORO

Sta comedia
de un tempo che iera
Par ‘na fiaba
ma la xe vera
Vero xe
Cari signori
Che i conta fiabe ogi,
coi tempi che cori...
Ma per saver
Come se fa?
Xe scrito proprio tuto
In ‘sta comedia qua
In ‘sta comedia qua
In ‘sta comedia qua


(Parlato)

ACTA EST FABULA



ULTIMA COMPOSIZIONE IN RICORDO DELLA RECENTE SCOMPARSA DI SUA MOGLIE