UC - UR
UCALEGONTE
Un fedele di Priamo (Eneide).
(Vedi Sfinge)
ULISSE
(Odysseus)
Re d’Itaca, valoroso ed astuto combattente della guerra di Troia. Rapì il Palladio (statua di Atena), e s’introdusse in Troia, nascosto nel famoso cavallo di legno. Le peripezie del suo viaggio di ritorno ad Itaca e la lotta sostenuta contro gli usurpatori del suo trono (i Proci), sono narrate nell’Odissea. Finì, secondo la predizione oracolare, ucciso da Telegono.
Ulisse, Figlio di Laerte, marito di Penelope, padre di Telemaco; personaggio di notevole spessore, nell’Iliade; è protagonista dell’Odissea ove vi si narrano le sue decennali peregrinazioni dopo la caduta di Troia. Sagace e scaltro (sua l’invenzione del cavallo di legno con cui i Greci riuscirono ad entrare nella città assediata di Troia); valoroso in battaglia, sente sempre la nostalgia della patria e della famiglia.
E’eroe tra i più noti, grazie alla diffusione del poema omerico, il mito gli attribuisce un padre legale, Laerte re di Itaca, e un padre naturale, Sisifo, e alla natura astuta e ingannatrice di questi si riallaccia il carattere di Ulisse, prototipo dell’astuzia portata talvolta a livello di saggezza.
L’esercito greco si avvantaggiò dei suoi consigli nella guerra contro i Troiani, e da ultimo Ulisse concepì il noto inganno del cavallo di legno (come già accennato), che decise le sorti della guerra, con la presa di Troia.
Un’altra dimensione in cui il mito esprimeva il carattere multiforme di Ulisse, era la passione per l’avventura, che correva volentieri, protetto dal suo ingegno, per amore di nuove esperienze.
Questo aspetto, che è tipico degli eroi culturali di ogni mitologia, in quanto essi scoprono il mondo per l’umanità, insegnandole il modo di viverci, acquista in Ulisse una nuova ricchezza umana, grazie alla plasticità con cui la poesia greca diede forma alla materia mitica. Ulisse da personaggio mitico, finì per diventare il simbolo dell’uomo che sublima le sue forze, tipicamente umane, trovando ed insegnando agli altri quei principi etico - pratici che lo liberano persino dalla soggezione agli dèi.
Tale motivo di saggezza divenne Ulisse per la filosofia stoica, la quale interpretò le sue avventure in chiave allegorica, cogliendo in essa un insegnamento morale, che va ben oltre la pura realtà mitica.
ULPIANO
- Ulpiano di Antiochia
- Ulpiano d'Emessa
- Ulpiano di Gaza
- ULPIANO Domizio
sofista, vissuto al tempo di Costantino il Grande, scrisse molte opere di retorica. Gli sono pure attribuiti alcuni "Commentari" alle Orazioni di Demostene
sofista, reputato autore di parecchie opere tra cui un "Arte della Retoria"
celebre matematico vissuto al principio del quinto secolo dell'era volgare. Insegnò in Atene.
Nacque a Tiro o almeno da una famiglia di Tiro. non si sa quando. Dimorò in Egitto, nell'Asia e nella Siria, per poi trsferirsi a Roma. e nella celebre università di questa città insegnò diritto. Fu prefetto del Pretorio sotto Eliogabalo, il quale poi lo bandì da Roma insieme col Senato, ordinando nel contempo che venisse ucciso. Quest'ordine però non fu eseguito; ed Alessandro Severo, salito sul trono il 31 marzo 222 d.C., lo creò prefetto annonae, e di lì a poco, (I° dicemre del 222), capitano della guardia. L'imperatore, giovane d'età e di pratica si servì non poco del consiglio e dell'opera di Ulpiano. La diminuzione dei privilegi che erano stati concessi da Eliogabalo ai pretoriani, gl'inimicò costoro; e sebbene molte volte fosse riuscito a schivare la loro vendetta nell'anno 228 durante una sollevazione militare, Ulpiano fu assalito ed ucciso nel palazzo imperiale ove s'era rifugiato. L'attività come giureconsulto di Ulpiano fu molto cospiqua. Valente compilatore riuscì ad assicurarsi i molteplici scritti dei giureconsulti precedenti e scrivere un numero stragrande di opere nelle quali nelle Pandette si trovano copiosi frammenti; se ne contano 2462, di cui molti lunghissimi. I suoi scritti principali sono: Liber vegularum, modellati su quelli di Gaio; Libri Istitutionum , conservatoci, ma assai male; Liber responsorum.
Ulpiano si legge assi volentieri ma nelle sue opere si rinvengono già i germi della decadenza della letteratura giuridica, e cioè: mancanza di ricerche proprie, difetto di idee originali, stile soverchiamente pedestre.
Domizio Ulpiano
Statua nel Palazzo di Giustizia - Bruxelles
URANIA
Musa dell’Astronomia; figlia di Giove e di Mnemosine. Da essa nacquero i poeti Lino e
Imeneo (dio delle nozze). Ricoperta d’una tunica a strascico, come i tragici greci, coronata di stelle e con un globo o una verga nelle mani, presiedeva al l’astronomia, all'astrologia, alle matematiche. e scienze geometriche .il cui nome tradotto suonerebbe celeste; descrivesi solitaria e vestita d'un manto azzurro (il gran peplo o azzurro paludamento), e Platone che sempre raccomandava di sacrificare alle Grazie, era ispirato dal loro Nume a rappresentare le idee astratte con fantasie eleganti e con eleganza di stile (i fregi di che le Grazie adornavano il peplo): la grazia dello stile che rende lieta e piacevole la verità astrusa. Pochi fra gli antichi non lo imitarono, bensì pochi l'hanno imitato in Italia.
In principio, credevano gli antichi, non v’era che il « Caos », dal quale nacquero, Urano e Gea (il cielo e la terra), che si sposarono, dando origine a esseri mostruosi e terribili, i Titani, esseri grandi quanto le montagne, e i Ciclopi, esseri non meno formidabili e spaventosi, che avevano un solo occhio in mezzo alla fronte. Questi ultimi furono acciuffati da Urano e scaraventati all’Inferno. Gea, allora, incitò contro il terribile suo marito i Titani; costoro, guidati dal più giovane e più forte Crono (Saturno), assalirono il padre, lo vinsero, lo mutilarono e dal suo sangue sorse un’altra gènia di mostri: i Giganti (Continenti).
URANO
Dio del cielo cosmico, marito di Gea e formante con lei la prima coppia divina, (Cielo -Terra) che generò i dodici Titani, i Ciclòpi, e i tre Giganti (Continenti).Il più giovane dei Titani, Crono lo domò, lo evirò e assunse in sua vece il dominio del mondo. Nella teogonia elaborata da Esiodo; Urano (cielo) è figlio e sposo di Gaia (Terra). Secondo la mitologia greca, dall’unione di Urano con Gaia ebbe origine il mondo e nacquero i "Titani", la prima generazione di dèi. L’unione ad un certo punto doveva cessare, affinché quanto era già nato, assumesse una forma ordinata e stabile; non sarebbe stato possibile alcun ordine in un universo in continua espansione per la forza generatrice di Urano. Il mito, così narra l’interruzione dell’attività uranica; Gaia induce Crono, uno dei figli, ad evirare Urano con una falce. Dal sangue di Urano caduto in mare, nasceva Venere (Afrodite). Anche ad altri esseri, secondo le varie versioni, si attribuiva questa nascita prodigiosa. Un altra versione mitica vede in Urano un’antichissima divinità pagana; questi ebbe da diverse donne 45 figli, tra i quali Tea, Ceo, Creo, Iperione, Mnemosine, ecc, che il padre odiava. Tea allora, li istigò a vendicarsi, offrendo loro una scure. Saturno (Crono), uno di essi, visto i fratelli titubanti, brandì l’arma, tagliò al padre gli organi sessuali e li gettò in mare dove, fecondando la spuma, genera Venere (Afrodite), mentre sulla terra, dove caddero delle gocce di sangue nacquero i Giganti, le Furie e le divinità infernali. Urano era stato re degli Atlantici, popoli dell’Africa, ai quali diede le prime nozioni di Astronomia. Alla sua morte i sudditi gli tributarono onori divini e imposero il suo nome alla parte superiore dell’Universo
URIA
Uria l'Ittita (ebraico: אוריה החתי, Uria ha-Chiti) è un personaggio biblico menzionato più volte nel Secondo libro di Samuele; secondo l'esegesi ebraica era ebreo e chiamato ittita per aver risieduto in territorio omonimo.
I dati storici
Uria, guerriero ittita al servizio di re Davide, faceva parte della lista dei Gibbõrīm, i "Trenta", in realtà 37 membri di particolare prestigio della guardia del corpo del Re, citata in 2 Sam. 23 - Gli Ittiti erano tra i migliori soldati del Medio Oriente. Il suo nome è probabile contaminazione "ebraicizzata" di un nome Ittita, prob. Jerahme'eli o Arãbi.
L'episodio biblico
Uria deve l'immortalità al fatto di essere il marito di Bath-Sheba (Betsabea), donna bellissima che fu notata da Re Davide mentre faceva il bagno. Dopo avere sedotta e messa incinta Betsabea (2 Sam. 11), re Davide richiamò Uria dall'assedio di Rabbat-Ammon, oggi Amman (Giordania) con una scusa, perché questi passasse la notte con la moglie e potesse riconoscere il figlio come suo. Uria, però, non uscì dal palazzo poiché riteneva indegno godere degli agi della sua casa e di sua moglie. Cfr 2 Sam. 11,11
- "L'arca, Israele e Giuda abitano sotto le tende, Ioab mio signore e la sua gente sono accampati in aperta campagna e io dovrei entrare in casa mia per mangiare e bere e per dormire con mia moglie? Per la tua vita e per la vita della tua anima, io non farò tal cosa!".
Una spiegazione di questo comportamento potrebbe essere legata al rispetto del tradizionale tabù ebraico della separazione fra sessualità e guerra. Comunque questa militaresca lealtà, mantenuta anche la notte successiva, nonostante Davide tentasse di ubriacarlo, doveva costare cara al povero Uria. Infatti il giorno successivo Uria ritornava all'esercito portando un messaggio sigillato per Ioab, comandante in capo dell'esercito all'assedio di Rabbat-Ammon, che gli ordinava di mettere Uria in prima fila in una ricognizione sotto le mura, e di fare in modo che questi cadesse vittima della prevedibile sortita degli assediati. Il piano funzionò a perfezione, Uria cadde e Davide poté sposare Betsabea.
L'episodio scatenò però l'ira di Jahvé che inviò al re il profeta Natan (2 Sam. 12, 1 e segg.) per rinfacciargli il malfatto. Inoltre il figlio di David e Betsabea si ammalò e morì nonostante le preghiere di Davide. Questi, espiato il delitto, tenne con sé Betsabea, da cui doveva più tardi avere Salomone, che - dopo la morte dei successori designati da Davide - fu messo sul trono da Betsabea e Natan.
L'aneddoto, con forti potenzialità moraleggianti, inserito dal redattore dei Libri di Samuele (IX° secolo a.C.) fu però scartato da chi compilò i Libri delle Cronache, che tendevano ad una idealizzazione del personaggio di Re Davide, come troppo imbarazzante per l'eroe.
Numerosi artisti, come Altdorfer, Rembrandt, Artemisia Gentileschi, Hayez si cimentarono nel tema di Betsabea al bagno, ottima occasione di rappresentare una bagnante, ovvero un nudo femminile in un'opera a sfondo sacro. Inoltre l'episodio fornì argomento a numerosissimi scrittori religiosi, tra cui San Giovanni Crisostomo (I° e XLII° omelia sul Vangelo di Matteo) Sant'Ireneo (Contro gli eretici, IV°, 27), San Basilio (Lettere, XLII°) e tanti altri.
Secondo la tradizione ebraica Uria non era ittita infatti questo fu un appellativo dovuto al luogo in cui si trovava.
Era deciso che Uria dovesse morire infatti Betsabea fu donna destinata a re Davide sin da principio.
(da Wikipedia)
URIAS
Nome antico del golfo di Manfredonia.
NOTE