XA - XU
XANTO
- Xanto re di Tebe
- Xanto – personaggio dell'Iliade
- Xanto – uno dei cavalli immortali di Peleo e Achille
- Xanto – nell'Iliade, nome alternativo del fiume Scamandro
- Xanto – giovane di cui si innamorò Alcinoe
- Xanto (o Xanthos) – antica città della Licia (oggi Turchia)
- Xanto (o Xanthos) – fiume nei pressi della città della Licia
- Xanto Lidio – storico greco del V sec. a.C.
- 4544 Xanthus – asteroide
- Xanthus Flumen – struttura geologica sulla supeficie di Titano
Nella mitologia greca, Xanto fu re di Tebe. Era figlio di Tolomeo, il precedente re. Venne ucciso con l'inganno da Melanto di Atene (o Andropompo); dopo il suo omicidio, il popolo tebano decise di abbandonare la monarchia per andare verso una forma di governo repubblicana. Xanto fu dunque l'ultimo re di Tebe.[1][2]
Xanto e Toone sono due personaggi dell'Iliade di Omero, citati nel libro quinto del poema, figli del vecchio troiano Fenope, che li aveva generati in tarda età. Essi presero parte alla guerra di Troia.
I due giovani vennero uccisi entrambi da Diomede, premorendo al padre, il quale avrebbe voluto lasciar loro le sue ingenti ricchezze.
Annibal Caro nella sua traduzione dell'Iliade trasforma il nome di Toone in "Faone".
Nella mitologia greca, Balio (Balios, che significa pezzato, pomellato) e Xanto (Xanthos, che significa giallo, fulvo, baio) erano due cavalli immortali nati dal vento dell'ovest Zefiro (oppure, secondo un'altra tradizione, da Zeus) e dall'Arpia Podarga. Entrambi avevano il dono della parola, concessogli da Era. Erano guidati da Automedonte, il cocchiere di Achille.
Alle nozze di Peleo con Teti, tutte le divinità fecero dono allo sposo di qualcosa di prezioso. Il dio Posidone, re dei mari, gli donò i cavalli immortali Xanto e Balio.
Troppo vecchio per partecipare alla guerra di Troia, Peleo fece quindi dono al figlio Achille di molti dei suoi tesori, fra cui i due formidabili cavalli. Tali animali fecero compagnia all'eroe fino alla fine dei suoi giorni.[1] Xanto predisse ad Achille la sua morte imminente, facendolo infuriare.
Quando nella famosa guerra Achille uccise Ettore, ne legò il cadavere al proprio cocchio ed istigò i cavalli Xanto e Balio.
Automedonte con Xanto e Balio, i cavalli di Achille,
olio su tela di Henri Alexandre Georges Regnault, 1868,
Boston, Museum of Fine Arts.
Lo Scamandro è un fiume situato presso la città di Troia e menzionato nei poemi omerici. È chiamato anche Xanto.
Il fiume è identificato con l'attuale fiume Karamenderes, a sud della collina di Hissarlik, sebbene il suo corso odierno sia più arretrato rispetto a quello dello Scamandro omerico.
Allo Scamandro e al dio fluviale relativo è dedicato il XXI canto dell'Iliade: lo Scamandro si scaglia contro Achille, adirato per i molti corpi di giovani peoni gettati dall'eroe acheo tra le sue acque, ma viene fermato da Efesto con una pioggia di fuoco.
Ettore volle dare al suo unico figlio il nome del fiume: il bimbo si chiamò dunque Scamandrio, ma ebbe anche un altro nome, Astianatte.
Scamandrio nell'Iliade è anche il nome di un guerriero troiano, figlio di Strofio, che fu ucciso in combattimento da Menelao; nella stessa battaglia cadde, per opera di Euripilo, un altro guerriero troiano, di nome Ipsenore, che era il giovane sacerdote preposto al culto del dio fiume.
Il dio Scamandro si scaglia contro Achille
che ha gettato nelle sue acque il corpo
di un guerriero peone quindicenne.
Opera di Tommaso Piroli
Katalog Antiquariat Dr. Haack Leipzig
"Xanthos" fu il nome greco della città di Arinna, di origine licia. Il nome che gli Ittiti ed i Luviani diedero alla cittadina fu Arinna. Secondo i Romani, invece, era Xanthus, dal momento che il suffisso greco -os veniva tradotto in -us dai Latini. Xanto fu il centro della cultura e del commercio per i Liciani, ed in seguito per i Persiani, i Macedoni, i Greci ed i Romani che a turno conquistarono la città occupandone i territori adiacenti.
Xanto viene citata da numerosi scrittori greci e romani. Strabone afferma che sia la più grande città Licia. Sia Erodoto che Appiano ne descrivono la conquista fatta da Arpago per conto dei Persiani approssimativamente nel 540 a.C. Secondo gli scritti di Erodoto, i Persiani sconfissero un esiguo esercito licio nelle pianure a nord della città. Dopo lo scontro, i Liciani si ritirarono all'interno della città che venne assediata. I Liciani distrussero la propria acropoli, uccisero le proprie mogli, i figli, e gli schiavi, dopodiché iniziarono un attacco suicida contro le truppe persiane. Morì l'intera popolazione ad eccezione di 80 famiglie che non si trovavano in città durante la battaglia.
Durante l'occupazione persiana, venne insediato un capo locale a Xanto, e nel 520 a.C. era già in uso il conio delle monete. Dopo il 516 a.C. Xanto venne inclusa tra i primi nomos nella lista tributaria di Dario I di Persia. Le fortune di Xanto furono legate a quelle della Licia, anche quando questa cambiò alleanza durante la guerra greco-persiana. Gli scavi archeologici ne dimostrano la distruzione attorno al 475 a.C.-470 a.C., o per mano dell'Ateniese Cimone o dei Persiani, questo punto è ancora dibattuto. Dal momento che non esistono racconti della sua distruzione, né negli scritti greci né in quelli persiani, alcune correnti di pensiero ne legano la fine a cause naturali o accidentali.
Nella seconda metà del quinto secolo a.C., Xanto conquistò la vicina Telmessos incorporandola nella Licia.
I resoconti sulla resa della città ad Alessandro Magno sono discordi: quelli di Arriano parlando di una cosa pacifica, ma subito dopo accenna ad un saccheggio. Dopo la morte di Alessandro la città passò sotto il controllo degli eredi; Diodoro Siculo ne narra la cattura da parte di Tolomeo I di Antigone. Appiano, Cassio Dione e Plutarco dicono che venne distrutta durante le guerre civili romane attorno al 42 a.C., da Bruto, ma Appiano parla anche di una ricostruzione effettuata da Marco Antonio. I resti di un anfiteatro romano sono ancora visibili. I resoconti storici di tale Marinos dicono che Xanto ospitava anche una scuola di grammatica.
Gli scavi archeologici hanno permesso di recuperare molti testi in lingua licia ed in greco, compresi numerosi testi bilingue utili per la decifrazione del licio (v. la voce Stele di Xanto).
Xanthos-Letoon - Monumento a Nereide
Bene protetto dall'UNESCO
UNESCO World Heritage Site
Patrimonio dell'umanità
Visuale della stele posta sulla tomba.
La stele di Xanto è uno dei più importanti reperti archeologici presenti nel sito archeologico di Xanto.
Si tratta di un elemento architettonico sovrastante un sepolcro, collocabile intorno al V secolo a.C. La stele reca un'iscrizione bilingue, in licio e greco antico, ricoprente tutte e quattro le sue facce. Le attuali conoscenze della lingua licia derivano in gran parte da queste iscrizioni.
Strabone usa il termine Sibros o Sirbis per riferirsi al fiume Xanto. Durante l'invasione persiana il fiume si chiamava Sirbe, che significa "giallo" come la parola greca "xanthos". Il fiume aveva un colore giallastro a causa del terreno a base alluvionale della vallata.
Una leggenda greca narra che il fiume venne creato dagli spasimi del parto di Latona il cui tempio, a Letoon, si trova sulla riva occidentale del fiume, pochi chilometri a sud di Xanto. Letoon venne scavata nel ventesimo secolo e portò alla luce vari testi lici, greci ed aramaici. Un testo trilingue (licio-greco-aramaico), noto come trilingue di Letoon, contiene un riferimento a re Artaserse. Anche Letoon, come Xanto, è stata inserita tra i Patrimoni dell'umanità.
Lidio ellenizzato, scrisse una storia della Lidia (Λυδιακὰ), in quattro libri[1]. Secondo Eforo[2] l'opera avrebbe costituito la principale fonte di Erodoto, ma l'affermazione è considerata con scetticismo dagli studiosi moderni, che dubitano anche che tale dipendenza sia stata cronologicamente possibile.
L'opera attirò a lungo interesse e in epoca ellenistica ne furono fatti estratti. Oggi ne restano ventisette frammenti per un totale di circa tremilasettecento parole.
Xanto fu autore anche di Μαγικὰ, sulla religione persiana, e di un'opera Su Empedocle ( Περὶ Ἐμπεδοκλέους).
4544 Xanthus è un asteroide near-Earth del diametro medio di circa 1,3 km. Scoperto nel 1989 da Henry E. Holt, Norman G. Thomas, presenta un'orbita caratterizzata da un semiasse maggiore pari a 1,0417174 UA e da un'eccentricità di 0,2500351, inclinata di 14,14698° rispetto all'eclittica.
L'asteroide è dedicato alla divinità della mitologia greca Apollo, che aveva tra i suoi epiteti xanthus ovvero il biondo.
Lo Xanthus Flumen è una struttura geologica della superficie di Titano situata nella parte Nord del Ligeia Mare.
XISTO
Presso i Greci e i Romani si distinguevano due sorte di Xisti; quello coperto e quella scoperto. Il primo era un edificio e talvolta si trattva solo di una sala destinata agli esercizi ginnici, e che pobabilmente era usata in caso di maltempo, o per la stagione invernale, mentre il Xisto scoperto era uno spazio di terreno libero destinato al medesimo uso del coperto quando il tempo e la stagione erano propizi.
XOIS
Antica città dell'Egitto nel centro del Delta nilotico. Fu la sede della XIV° dinastia. Corrispondeva probabilmente alla Papremis di Erodoto.
XUTO
- Xuto o Suto
- Xuto (filosofo)
(in greco Ξοῦθος, -ου, in latino Xūthus, -i) è un personaggio della mitologia greca, secondogenito di Elleno e della ninfa Orseide, nonché fratello di Eolo e di Doro.
Cacciato dalla Tessaglia dai suoi due fratelli, si trasferì ad Atene, in Attica, dove prese in sposa Creusa, figlia di Eretteo, da cui ebbe Ione e Acheo. Quando gli fu chiesto di indicare un successore per Eretteo, scelse Cecrope, il più anziano dei fratelli della moglie, scatenando così le ire degli altri pretendenti.
Scacciato ancora una volta dalla terra d'adozione, giunse in Peloponneso dove divenne re.
In altre versioni sono Eolo e Iono i figli di Suto. Euripide, nella tragedia Ione, fa di Iono il fratello maggiore di Doro e Acheo.
Xuto (in greco antico: Ξοῦθος, Xùthos; Crotone, ... – ...) è stato un filosofo greco antico, vissuto nel V secolo a.C.
Su di lui abbiamo solo le testimonianze fornite da un passo di Aristotele[1] e dal commento di Simplicio allo stesso passo[2].
Xuto, secondo Aristotele, aveva sostenuto l'esistenza del vuoto con l'argomento che senza vuoto non si possono spiegare i processi di addensamento e rarefazione e senza tali processi, cioè in un universo completamente occupato da sostanze incomprimibili, non sarebbe possibile il movimento.
Simplicio lo dice pitagorico. L'individuazione della città d'origine in Crotone dipende dall'identificazione, proposta da Diels, di Xuto con il Buto menzionato da Giamblico nel suo Catalogo tra i pitagorici di Crotone.
NOTE