- PREFAZIONE -

Oggi 18 settembre 2012 va in stampa l’ultimo lavoro di Nevio Mastrociani Bertola. Ancora una volta, non solo ha saputo trasmetterci delle emozioni come era uso fare con le sue poesie e canzoni, ma ora le ha riunite con un filo conduttore di musiche e parole in un racconto che è un po’ sogno e un po’ fiaba, perchè la fiaba è anche sogno, ad occhi aperti.In tutte le fiabe ci si ritrova protagonisti con il desiderio di viverle in prima persona. In questo racconto Mastrociani si ritrova ad esserne stato in parte, protagonista. Ci racconta la storia di un giovane che nella Trieste del dopoguerra è costretto ad emigrare in Australia abbandonando la sua ragazza da poco conosciuta. Lavora in una piantagione di canne da zucchero, vi si anche ambienta, ma, dopo breve periodo, viene a conoscenza delle sue gravi condizioni di salute, e roso dal rimorso di averla lasciata, ma sempre innamorato, ritorna a Trieste per raggiungerla. Una bella canzone cantata in un duetto tra Berto (Alessandro Bencina) e Ella (Sandra Loredan) ci descive il loro breve incontro. La terribile malattia, in quegli anni così estesa, la tisi, è ormai troppo avanzata. Non ci saranno altri incontri. Non la rivedrà mai più. In questa prima parte una voce narrante (Stefano Volo) crea una successione di ricordi, della guerra, dei primi mesi dalla sua fine, l’occupazione titina, gli angloamericani, le manifestazioni per il ritorno dell’Italia, ci mostra scorci della Trieste di prima e di dopo, la partenza delle navi degli emigranti, l’arrivo a Sydney, con un sottofondo di musiche dell’epoca inervallate dalle note della Sua musica al piano e delle Sue canzoni. La seconda parte, la stessa voce narrante, dopo un divertente dialogo tra il protagonista (Berto) al quale presta la voce Alessandro Bencina e l’amico comandante (Frane) interpretato dallo stesso Mastrociani che incontra sul ponte Verde all’angolo del Canal Grando all’angolo con il palazzo Carciotti, ci porta su una nave passeggeri del Lloyd triestino (forse la Saturnia) in navigazione per NewYork. Berto è imbarcato come timoniere ma ha studiato pianoforte e composizione e nei momenti liberi, di notte, si mette a suonare ad un bianco pianoforte a coda nel lussuoso salone  della nave. La bellissima cantante dell’orchestra di bordo è  cieca, per caso lo sente suonare e se ne innamora. Tra i due  nasce l’amore che li unirà per tutta la vita.

 Anche in questa parte la voce narrante viene intervallata da musiche e canzoni che Mastrociani aveva da lungo tempo sentito dentro di se proprio per questo racconto, che voleva essere una commedia musicale che poi è diventato “MA COME SE FA?” con sottotitolo “DITO, E IN MUSICA IDEA’, FRA STORIA, COMEDIA E POESIA TUTO IN DIALETO.” Ho definito questo racconto una fiaba. Perchè una fiaba è bella, talvolta è bella anche quando, mi si passi la contraddizione, sarebbe invece brutta, la si racconta ai bambini godendo del loro incanto e ci si incanta, nel ricordo di quando la 3 fiaba l’avevamo ascoltata noi. Anche perchè una fiaba è solo apparentemente frivola. In realtà, nasconde nella sua profondità uno specchio, nel quale noi possiamo vedere riflessa l’essenza di noi stessi attraverso le nostre emozioni, paure, desideri. Possiamo sognare ad occhi aperti, appunto, nell’accezione più completa di questa locuzione. Nevio Mastrociani Bertola oggi ci ha raccontato una fiaba, una bellissima fiaba. Ha usato parole trasportate dalla sua musica, a volte allegra, a volte triste come “Vedemose Doman” struggente come “Destin” profondamente bella come “Valzer d’amor per Trieste” Tutta la musica è magistralmente orchestrata da Alessandro Bencina presso Sandro & Sandra Studio che assieme a Sandra Loredan da voce rispettivamente a Berto ed Ella nella canzone “Vedemose doman” e che sentiremo ancora cantare in altri brani. Come già detto la Voce Narrante è Stefano Volo che canta anche la stupenda “La Speranza”. Ricorre oggi, 18 settembre 2012, l’ottanduesimo compleanno di Nevio.76 anni fa ci siamo conosciuti alla Scuola Elementare, la Suvich di via Kandler con insegnante il Maestro Bianchi, al quale dobbiamo molto. Dopo, dalle Medie in poi ci siamo persi di vista per tanti tanti anni, strade diverse, diversi gli studi, diversi i luoghi. Il caso ci ha fatti incontrare quasi 18 anni fa e da allora ho condiviso il piacere delle sue poesie, della sua musica, a cui ho voluto dare a volte, “l’involucro grafico”. Quali gli auguri a questa nostra età? Io credo che i più desiderati siano di scrivere ancora e musica e poesia per tanto, tanto tempo.

Te li faccio con tutto il cuore
Giancarlo d’Italia